Lo confermano i dati della SEM. Ecco le ragioni alla base del fenomeno
BERNA - L'integrazione dei rifugiati ucraini nel mercato del lavoro svizzero continua a rappresentare una sfida. Sebbene il Consiglio federale abbia prolungato la validità dello statuto di protezione S fino al 4 marzo 2026 per rassicurare i datori di lavoro, il tasso di occupazione dei rifugiati ucraini è significativamente inferiore a quello di altri gruppi e si attesta al 29%. A titolo di confronto, i siriani raggiungono un tasso occupazionale del 39,4% e gli eritrei del 52,3%. Questi i dati della Segreteria di Stato per la Migrazione (SEM).
Ma quali ragioni stanno alla base del fenomeno? Secondo Stefan Heini, responsabile per la comunicazione presso l'Unione svizzera degli imprenditori, la mancanza di competenze linguistiche e la difficoltà di accertare i diplomi sono gli ostacoli principali. «Le carenze linguistiche rappresentano una sfida importante, soprattutto nelle professioni in cui si è a contatto con i clienti. Inoltre, il sistema di istruzione duale in Ucraina è ancora agli inizi», spiega Heini.
Samuel Wyss, impiegato presso la SEM aggiunge che la durata del soggiorno gioca un ruolo decisivo: «Più lunga è la durata del soggiorno, più alto è il tasso di occupazione». Per gli ucraini che vivono in Svizzera da due anni, il tasso di occupazione si attesta infatti al 36%.
Anche il genere e l'età influiscono sull'occupazione. Il 63% dei rifugiati ucraini sono donne, molte delle quali devono occuparsi dei figli prima di poter lavorare. Altri gruppi, come gli afghani, che per il 75% sono uomini, hanno esigenze diverse in questo senso. Anche il mercato del lavoro regionale e la situazione economica giocano un ruolo fondamentale: «Poiché il mercato del lavoro svizzero è altamente specializzato, alcuni settori richiedono un riconoscimento professionale o una licenza, e le barriere all'ingresso sono di conseguenza elevate», spiega Wyss.
Euplio Di Gregorio, membro del Consiglio direttivo dell'Associazione svizzera delle Pmi, constata un'ulteriore sfida per i rifugiati: «Molte aziende temono che la forza lavoro non sia disponibile a lungo termine, dato che molti ucraini hanno intenzione di tornare nei loro Paesi d'origine», afferma.
Queste le soluzioni proposte da Di Gregorio:
- Corsi di lingua gratuiti o sovvenzionati, combinati con una formazione linguistica specifica per il lavoro.
- Processi più rapidi e meno complicati per il riconoscimento di diplomi e qualifiche.
- Punti di contatto come i centri regionali per l'impiego per supportare le aziende e i rifugiati.
- Posti di lavoro a tempo parziale, modelli a turni od opzioni di lavoro a domicilio per alleggerire l'onere, soprattutto per le famiglie.
- Sussidi salariali o sostegno all'inserimento dei rifugiati.
Le soluzioni dei partiti - Il PS chiede più corsi di lingua, un riconoscimento più rapido delle qualifiche e programmi di integrazione completi che includano la formazione professionale.
L'UDC, dal canto suo, chiede la cancellazione dello statuto di protezione S per i rifugiati ucraini. Il partito sostiene che lo statuto non è più giustificato e che l'onere per i sistemi sociali deve essere ridotto. Rifiuta anche gli incentivi finanziari, perché ritiene che trasmettano segnali sbagliati.