Nonostante tutta la serie di crisi globali, Berna è riuscita a dare alcuni impulsi e ha contribuito all'operatività dell'organo
BERNA - Il bilancio del mandato svizzero nel Consiglio di sicurezza dell'ONU è stato «complessivamente positivo». Nonostante una serie di crisi globali, come la guerra in Ucraina e il conflitto in Medio Oriente, Berna è riuscita a dare alcuni impulsi e ha contribuito all'operatività dell'organo. Lo indica il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), che ha informato oggi il Consiglio federale.
Il lavoro della delegazione svizzera si è concentrato su quattro priorità, che hanno rispecchiato i principali ambiti d'intervento della diplomazia e della politica elvetica: «costruire una pace sostenibile, proteggere la popolazione civile, affrontare la questione della sicurezza climatica e rafforzare l'efficienza del Consiglio di sicurezza».
Tra i principali risultati, indica il Consiglio federale in un comunicato, vi è l'adozione della risoluzione 2730, negoziata dalla Svizzera, per la protezione del personale umanitario e dell’ONU nelle zone di conflitto. Inoltre, proprio durante la presidenza elvetica il Consiglio ha adottato una dichiarazione presidenziale (PRST 2024/6) sull'impatto degli sviluppi scientifici sulla pace e sulla sicurezza.
L'esperienza maturata in seno al Consiglio di sicurezza «ha mostrato che la Svizzera dispone delle competenze e delle capacità diplomatiche necessarie per assumersi responsabilità in organismi multilaterali anche in futuro», sottolinea l'esecutivo. Con la sua partecipazione al Consiglio dei diritti umani dell'ONU (2025–2027) e la sua presidenza dell'OSCE (2026), la Confederazione «continua a far sentire la propria voce e a contribuire a un ordine mondiale pacifico basato su regole», conclude il governo.