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SVIZZERA

Si è spento Peter Bichsel

Lo scrittore svizzero si è «addormentato pacificamente» lo scorso sabato. Doveva compiere i novant'anni il 24 marzo.
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Fonte ats
Si è spento Peter Bichsel
Lo scrittore svizzero si è «addormentato pacificamente» lo scorso sabato. Doveva compiere i novant'anni il 24 marzo.

BERNA - Peter Bichsel è morto sabato scorso a quasi 90 anni. Maestro dei racconti, era conosciuto praticamente da tutti: per decenni i suoi scritti hanno coinvolto un'ampia fascia di lettori.

La sua popolarità è dovuta al modo che aveva di raccontare e argomentare. Bichsel era un vero narratore: recitava le sue storie e i suoi pensieri come se li stesse sviluppando mentre li raccontava. L'apparente semplicità del suo linguaggio nascondeva spesso sfumature più profonde.

Nato il 24 marzo 1935 a Lucerna, Bichsel è poi cresciuto a Olten (SO) e ha studiato a Soletta. In seguito, sempre nella stessa regione, è stato insegnante di scuola primaria fra il 1955 e il 1968, "per convinzione", come ha scritto una volta. «Volevo dare qualcosa all'umanità, volevo cambiare l'umanità».

In effetti dava grande importanza agli insegnanti: come ha spesso sottolineato, è stato ispirato a diventare scrittore proprio dal suo insegnante Kurt Hasler.

Il suo popolare testo "Il lattaio" del 1964 è stato pubblico ancora nel mezzo della sua attività di insegnante, diventando una pietra miliare della sua opera letteraria. I racconti presenti definiscono lo stile del noto scrittore, conosciuto per la sua semplicità intrinseca. Niente ha un suono così inconfondibilmente leggero come una storia scritta dalla sua mano.

Bichsel in carriera ha ricevuto numerose onorificenze, fra le quali il Premio Johann Peter Hebel (1986), il Premio Gottfried Keller (1999) e il Gran Premio Schiller della Fondazione Schiller svizzera (2012).

Una semplicità superficiale
Come detto, le sue opere sembravano estremamente semplici. Ma non bisogna lasciarsi ingannare: le frasi utilizzate nascondevano un'unica e raffinata chiarezza. Il segreto stava nella discreta violazione delle convenzioni, che siano grammaticali o retoriche.

Bichsel non proclamava alcun messaggio, preferiva piuttosto fermarsi a metà di una storia per lasciare al lettore il suo svolgimento e il suo finale. In questo modo voleva, come più volte sostenuto da lui stesso, «lasciare la possibilità di continuare a pensare, di proseguire nello svolgimento della storia».

Le rubriche
Peter Bichsel ha pubblicato numerosi racconti, da "Le stagioni" (1967), a "Sulla Città di Parigi" (1993) fino a "La doppia vita di Cherubim Hammer" (1999).

L'autore ha poi raggiunto enorme popolarità grazie alle rubriche sui giornali. Nei suoi interventi univa il potere della narrazione con l'argomentazione politica. Non è un caso che fosse particolarmente affezionato a questa forma testuale, più giornalistica che letteraria.

Il gesto narrativo e la natura attentamente ponderata di questi brevi testi davano ai lettori la sensazione di essere presi sul serio, soprattutto quando l'autore era in appassionato disaccordo con loro.

Negli ultimi anni Bichsel aveva smesso di scrivere. Aveva più volte sottolineato di non essere uno scrittore appassionato: l'importante era il raccontare.

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