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ChatGPT e Gemini: la maggior parte degli svizzeri li usa

Solo un anno fa, il loro utilizzo si attestava a poco meno del 50%. Ora pare siano entrati a far parte del mondo di ragazzi e adulti
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Fonte Comparis
ChatGPT e Gemini: la maggior parte degli svizzeri li usa
Solo un anno fa, il loro utilizzo si attestava a poco meno del 50%. Ora pare siano entrati a far parte del mondo di ragazzi e adulti

ZURIGO - Agli svizzeri piace l'intelligenza artificiale (IA). Due terzi di tutti gli adulti in Svizzera hanno già utilizzato almeno una volta ChatGPT o Gemini. Nel 2024, questa percentuale era ancora di poco inferiore al 50%. È quanto emerge da un sondaggio di Comparis. «I giovani sono in testa alla classifica. Ma a quanto pare, i chatbot IA sono entrati senza problemi nel mondo dei loro genitori», afferma Jean-Claude Frick, esperto Comparis in tecnologie digitali. Inoltre, una chiara maggioranza non vuole in alcun caso trasmettere dati inerenti a determinati argomenti a uno strumento di intelligenza artificiale. Principalmente si tratta di indicazioni sulla propria salute.

Complessivamente i due celebri chatbot IA sono utilizzati almeno una volta dal 62,4% di tutti gli adulti del paese. Dall'indagine emerge inoltre come il loro uso sia più diffuso tra le persone di età compresa tra i 18 e i 35 anni. In questo caso, l’81% ha già utilizzato almeno uno dei due programmi. Ma anche nella fetta di età compresa tra i 36 e i 55 anni, l’intelligenza artificiale non è sconosciuta: il 66% ha risposto affermativamente alla domanda. Tra gli over 56, la percentuale è del 35%. «I giovani sono in testa alla classifica. Ma a quanto pare, i chatbot IA sono entrati senza problemi nel mondo dei loro genitori», afferma Jean-Claude Frick, esperto Comparis in tecnologie digitali. In effetti, il 27% delle persone che ha avuto esperienza con dei chatbot ha dichiarato di averli utilizzati per lavoro, ad esempio per la creazione di riepiloghi, l’esecuzione di calcoli o la scrittura di codici.

I chatbot IA vengono impiegati principalmente per le ricerche su internet - Secondo il recente sondaggio, già il 65% degli intervistati ha precedentemente comunicato con un chatbot. Ciò mostra un notevole aumento dell’utilizzo dei chatbot per la ricerca di informazioni su internet al posto dei tradizionali motori di ricerca come Google o Bing. Mentre nel 2024 solo il 27% degli utenti di chatbot ha effettuato ricerche su ChatGPT o altri strumenti di intelligenza artificiale, nel 2025 la percentuale è salita al 33%. Quest’anno, la ricerca su internet è stata indicata come principale motivo di utilizzo dei chatbot IA.

«Sarà interessante vedere l’effetto della crescente integrazione dell’IA sui motori di ricerca classici, come ad esempio l’AI-Overview di Google o l’integrazione di Copilot nella ricerca con Bing», afferma Frick. A suo avviso, non è ancora chiaro se Google perderà la sua posizione di leadership nei confronti di ChatGPT nell’area di ricerca. La forza di Google risiede già nella connessione tra dati testuali, visivi e geografici. Si potrebbe ipotizzare una scissione del mercato della ricerca. «ChatGPT potrebbe prevalere nelle ricerche complesse con processi di pensiero, mentre Google rimane per il momento all’avanguardia nelle ricerche locali e basate sulle query transazionali», spiega Frick.

Nell’e-commerce, il 26% ha utilizzato un chatbot. Mentre invece, l’uso di chatbot per la ricerca di informazioni su piattaforme video come Youtube o Tiktok rimane costantemente basso. La quota è aumentata solo leggermente, dal 16,6% nel 2024 al 19,3% nel 2025.

Gli errori vengono accettati meno nei chatbot IA rispetto agli esseri umani - I risultati del sondaggio rivelano anche informazioni interessanti sulle preferenze delle persone per quanto riguarda l’accettazione degli errori nei chatbot rispetto agli interlocutori umani. Una chiara maggioranza del 64% degli intervistati mostra di accettare meno gli errori di un chatbot rispetto a quelli di un interlocutore umano. Al contrario, solo il 28% dei partecipanti al sondaggio è disposto a tollerare gli errori di un chatbot. «È sorprendente, se si considera quanto spesso anche i più noti strumenti IA come ChatGPT e Gemini abbiano ancora allucinazioni e diano conseguentemente informazioni false», afferma l’esperto Comparis.

Le informazioni sui propri problemi di salute sono tabù - Inoltre, ci sono temi per i quali la comunicazione con un chatbot è tabù; soprattutto i problemi di salute. Ad esempio, il 58% degli intervistati ha dichiarato di non voler assolutamente affidare a un chatbot informazioni sui propri problemi di salute mentale. Inoltre, il 54% non vuole divulgare i propri dati personali in modo da permettere al chatbot di funzionare come coach digitale e interattivo della salute. Con il 52%, più della metà degli intervistati non vuole dare informazioni sui problemi di salute (fisica) a un chatbot.

«Il fatto che la propria salute sia ancora oggi considerata fortemente parte della sfera intima, dovrebbe rendere molto più difficile l’introduzione e l’accettazione delle cartelle cliniche elettroniche dei pazienti e, in generale, lo scambio di dati digitali dei pazienti in Svizzera», ritiene Frick.

Grande accettazione per il supporto nel processo di ordinazione o di ricerca su internet - Al contrario, un buon 90% dei partecipanti al sondaggio non ha una riluttanza assoluta a porre domande a un chatbot sullo stato di una consegna o a fornire un commento personale sull’esperienza del cliente. Oltre l’80% degli intervistati approva anche il supporto di un chatbot nel processo di ricerca su internet o in caso di domande sull’offerta di prodotti o servizi di un’azienda, nonché la comunicazione dei dati per le richieste di offerta e la segnalazione di reclami.

Metodologia - Il sondaggio rappresentativo è stato condotto nel mese di marzo 2025 dall’istituto di ricerche di mercato Innofact, su incarico di comparis.ch, e ha coinvolto 1’029 persone in tutte le regioni della Svizzera.

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