Gemelline scomparse, la casa perquisita un mese dopo la morte del padre

La polizia si presentò il 3 marzo del 2011 in una villa di Conza della Campania di proprietà di Angelo Turri, residente ad Agno
ROMA - Sono ormai passati oltre tre anni dalla scomparsa di Alessia Vera e Livia Clara Schepp, le gemelline viste per l'ultima volta il 30 gennaio del 2011 a Saint-Sulpice, comune a pochi chilometri da Losanna. Il padre, Matthias Kaspar Schepp, era andato a prendere le due bambine per trascorrere nella sua villetta il fine settimana. Invece l'uomo le portò con sé in un viaggio che per lui finì la sera del 3 febbraio del 2011, giorno in cui si tolse la vita a Cerignola, in provincia di Foggia, lanciandosi sotto il treno Eurostar Milano Bari. Delle gemelline, invece, non si hanno più notizie.
Mercoledì sera la trasmissione "Chi l'ha visto" condotta da Federica Sciarelli ha mostrato le immagini di una villa a Conza della Campania, un piccolo comune a crocevia tra Puglia, Lucania e Campania. Ad attendere le telecamere della troupe di Rai3 il proprietario dell'abitazione, Angelo Turri, residente ad Agno. Ebbene proprio in quella casa, il 3 marzo del 2011, un mese esatto dopo la morte di Matthias Kaspar Schepp, la polizia si presentò per effettuare una perquisizione. Lo scopo dell'operazione: cercare le gemelline scomparse che si ipotizzava fossero state sequestrate e portate proprio in quella abitazione di proprietà dell'uomo residente ad Agno.
Presente alla perquisizione di polizia il custode dell'abitazione, Giuseppe Palladio, che ha raccontato all'inviato dell'arrivo di agenti in divisa e in borghese e della loro perlustrazione all'interno della villa e nei terreni circostanti. La ricerca non ha sortito nessun esito. Soltanto alla consegna del verbale Palladio venne a conoscenza del motivo della visita degli agenti: "Fonti confidenziali attendibili avevano segnalato la presenza di più persone armate all'interno della casa".
Turri, che risiede in Ticino, venuto a sapere dell'operazione di polizia rimase visibilmente scosso per una vicenda drammatica e dai contorni ancora oscuri. E riesce ad avere accesso al fascicolo che lo riguarda soltanto un anno e mezzo dopo il blitz di polizia, nell'estate del 2012. Ma come ci è arrivata la polizia a casa sua? E' stato lo stesso Turri a spiegare come sono andate le cose. Sarebbe stato un prete vallesano a svelare dei retroscena inquietanti attraverso due lettere. "C'è una persona che si va a confessare da un prete a Sion, più o meno nella zona dove abitava il papà con le gemelline. Il frate, non potendo parlare per via del segreto confessionale, si rivolge al suo avvocato e scrive due lettere di proprio pugno" ha dichiarato a Chi l'ha visto Angelo Turri.
Contenuto delle lettere inviate dal frate vallesano di Sion che "Chi l'ha visto" ha potuto leggere e che riguarda, come accennato, il sequestro delle gemelline: "Le bambine sono trattenute da quattro pericolosi uomini svizzeri. I criminali viaggiavano a bordo di un'autovettura immatricolata in Svizzera, di colore scuro. Io possiedo queste informazioni tramite un anziano di Sion, in Svizzera. Non so, però, se lui mi ha raccontato tutto. Il 19 febbraio le bambine hanno lasciato la loro prigione di Arnaccio (provincia di Pisa, ndr) per Andretta (provincia di Avellino, ndr). A sud di Andretta c'è un grande lago, la casa dove si trovano le bambine è a sud del lago e non troppo lontana dal lago. La casa è recente, si trova all'interno di una grande proprietà. Vi è un muro di cinta che circonda la proprietà. C'è una piscina piena d'acqua. La casa è di proprietà di una società italiana. I rapitori si sono rifugiati in questa casa. Non è possibile vedere dall'esterno se qualcuno passa. Attenzione, loro sono molto pericolosi, violenti, sono pronti a morire. Domenica 27 febbraio Livia ed Alessia erano vive, ma loro si comportano molto male, loro stanno molto male. Fate presto. Quando avrete trovato le bambine contattatemi, vi dirò il perché. Solamente la polizia italiana, però. Perché è necessario che le bambine e la madre non facciano immediatamente ritorno in Svizzera".
Come ha osservato l'inviato di "Chi l'ha visto", c'è qualcosa che non torna tra la casa perquisita e la casa segnalata nelle lettere inviate da Sion. L'abitazione descritta nelle missive del prete è inserita in una grande proprietà, recintata da mura, imprescrutabile dall'esterno e di proprietà di una società italiana. La casa perquisita non ha mura, ma inferriate, non è all'interno di un grande terreno, e non è di proprietà di una società italiana, bensi di una persona fisica, ossia di Angelo Turri.
La casa ispezionata potrebbe non essere quella delle lettere? Potrebbe essere stata perquisita la casa sbagliata?




Su alcuni temi riceviamo purtroppo con frequenza messaggi contenenti insulti e incitamento all'odio e, nonostante i nostri sforzi, non riusciamo a garantire un dialogo costruttivo. Per le stesse ragioni, disattiviamo i commenti anche negli articoli dedicati a decessi, crimini, processi e incidenti.
Il confronto con i nostri lettori rimane per noi fondamentale: è una parte centrale della nostra piattaforma. Per questo ci impegniamo a mantenere aperta la discussione ogni volta che è possibile.
Dipende anche da voi: con interventi rispettosi, costruttivi e cortesi, potete contribuire a mantenere un dialogo aperto, civile e utile per tutti. Non vediamo l'ora di ritrovarvi nella prossima sezione commenti!