Il politico era finito sotto accusa per alcuni commenti sui social riguardanti l'uccisione di uno svizzero-kosovaro.
«Ne vogliamo ancora», aveva scritto il consigliere nazionale nel 2014. Il Tribunale federale: «È incitamento all'odio».
LOSANNA - Il Tribunale federale (TF) ha confermato la condanna del consigliere nazionale Jean-Luc Addor (UDC/VS) a una pena pecuniaria sospesa per discriminazione razziale. Il democentrista aveva commentato sulle reti sociali l'uccisione di uno svizzero di origine kosovara, avvenuta nell'agosto 2014 in una moschea di San Gallo.
Scrivendo «On en redemande» («Ne vogliamo ancora!») il 22 agosto 2014 su Twitter e Facebook, quand'era ancora deputato nel Gran Consiglio vallesano, Addor ha infranto la norma penale contro la discriminazione razziale, aveva decretato nel maggio 2017 il Tribunale distrettuale di Sion, decisione poi confermata nell'aprile di quest'anno anche dal Tribunale cantonale vallesano.
I giudici di prima e seconda istanza lo avevano pertanto condannato a 60 aliquote giornaliere di 300 franchi l'una, sospese per due anni, e a 3000 franchi di multa. Oggi il TF afferma di aver respinto il ricorso del consigliere nazionale, che dovrà anche pagare 3000 franchi di spese processuali.
I giudici di Mon Repos evidenziano come «per un lettore non informato, chiedendo la ripetizione dei fatti, (Addor) aveva invitato i lettori del suo commento a rallegrarsi per il tragico evento nella moschea». Il solo fatto di rallegrarsi per il danno che colpisce qualcuno implica già un incitamento all'odio, sostiene il TF. «Quando questo giubilo è espressamente diretto contro persone che praticano una religione - cosa chiaramente riconoscibile in questo caso, date le circostanze - questo corrisponde a (al reato di) discriminazione e incitamento all'odio», conclude il TF.