Il 44enne, che lavorava per un corriere privato, ha mancato più di cento consegne
L'uomo teneva per sé i pacchetti e poi li rivendeva. Ora è stato condannato
ZURIGO - In sette pagine, l'accusa elenca chiaramente cosa c'era all'interno dei 115 pacchi che un 44enne non ha consegnato ai destinatari, ma raccolto a casa sua. Dagli abiti da donna e da uomo, agli occhiali da sole, ma anche orecchini, termometri per barbecue, stivali di gomma e scarpe da ginnastica. Da gennaio fino al suo arresto all'inizio del luglio 2020, ha agito indisturbato nei comuni zurighesi di Nürensdorf, Wangen e Brütten.
Lavorando per un corriere privato che distribuisce i pacchi per conto della Posta, è riuscito ad appropriarsi di merce per il valore di circa 44.000 franchi. Davanti al giudice ha dichiarato di aver agito per migliorare il suo tenore di vita, visto che per il suo lavoro veniva pagato 2.500 franchi mensili.
Secondo il pubblico ministero, nell'atto di accusa, il 44enne avrebbe continuato a delinquere se la polizia cantonale non lo avesse fermato. Gli oggetti confiscati devono ora essere restituiti, e se ciò non sarà possibile, consegnati a un'organizzazione senza scopo di lucro.
L'ex corriere si era già presentato alla sbarra a febbraio, per affrontare quello che doveva essere un procedimento con rito abbreviato. Ma aveva rilasciato dichiarazioni che differivano dalla sua confessione durante l'interrogatorio. Come giustificazione, aveva sorprendentemente risposto di essersi portato a casa la merce «per frustrazione e rabbia, non riuscendo a trovare gli indirizzi di consegna».
All'epoca, il 44enne si spostava da Ginevra a Zurigo, quindi ha dichiarato di non conoscere bene le strade. Ecco perché teneva i pacchi a casa e ne vendeva una piccola parte. «Non sapevo cosa farne», ha aggiunto. L'uomo, si è detto anche pentito del gesto compiuto e ha chiesto una seconda possibilità.
La condanna però è stata di 16 mesi con la condizionale ed espulsione dalla Svizzera per un periodo di sette anni.
L'uomo, in carcere da quasi un anno, sarà ora consegnato all'ufficio immigrazione e rimandato al suo paese d'origine. Il kosovaro vive e lavora in Svizzera dal 2009 senza permesso di soggiorno o di lavoro. In precedenza aveva lavorato come operaio non qualificato o pittore. Secondo il suo avvocato, tuttavia, pagava la cassa malati era iscritto all'Avs ed era convinto di essere in regola.