L'oggi 49enne di origini domenicane aveva ucciso tre donne sue connazionali in un night club della località argoviese.
Nonostante abbia trascorso 21 anni in carcere, i giudici di Mon Repos hanno respinto la sua richiesta di scarcerazione. «Rappresenta tuttora un pericolo per la società».
WOHLEN - Benché abbia già passato quasi 21 anni in carcere, un uomo che nel 2000 uccise tre donne in un night club di Wohlen (AG) non potrà beneficiarie della liberazione condizionale. Per il Tribunale federale (TF), il 49enne rappresenta tuttora un pericolo per la società.
L'uomo, un cittadino dominicano, è stato condannato all'ergastolo con una sentenza del 2003. Nell'ottobre del 2000 uccise tre sue connazionali in un night club di Wohlen. I cadaveri martoriati delle tre donne, che avevano fra 30 e 34 anni, furono trovati negli alloggi del personale del locale.
L'uomo, che al momento dei fatti aveva 29 anni, aveva fatto richiesta per ottenere la liberazione condizionale per la prima volta nel 2015, allo scadere del termine minimo di reclusione di 15 anni per i condannati all'ergastolo. Il Tribunale federale aveva respinto la richiesta, così come aveva fatto in precedenza l'Ufficio argoviese per l'esecuzione delle pene.
Lo scorso dicembre, il pluriassassino ha fatto un altro tentativo, cercando di ribaltare i rifiuti delle autorità argoviesi con un ricorso al Tribunale federale. Con una sentenza pubblicata oggi, i giudici di Losanna hanno nuovamente confermato la decisione negativa del Tribunale amministrativo cantonale.
Al pari dell'istanza inferiore, anche il TF ritiene che, in base a una perizia psichiatrica del 2014, si deve continuare a considerare che il 49enne possa commettere altri reati violenti.
«L'alta propensione all'aggressività e alla violenza continua a esistere, anche se si manifesta solo in alcune situazioni eccezionali», sottolineano i giudici di Mon Repos.
L'uomo ha tra l'altro dichiarato che una ripresa della terapia sarebbe un fattore di stress troppo grande per lui. La situazione è peraltro aggravata dalla «forte tendenza a consumare stupefacenti». Il detenuto è risultato positivo alla cannabis nell'aprile 2018. E nel settembre 2020, è stato nuovamente trovato in possesso di una quantità non trascurabile di marijuana.
«La liberazione condizionale dopo aver scontato i due terzi della pena è la regola e il rifiuto l'eccezione», ricordano i giudici del TF, precisando che nel caso specifico «il rifiuto è giustificato dalla necessità di proteggere la società».