Gli attriti tra le due bande rivali emergono fuori dal tribunale regionale di Berna
Nel frattempo viene sentito il principale indiziato, che però non si sbottona e risponde con una serie di «Non ricordo».
BERNA - Non è iniziato nel migliore dei modi il processo - che fino al 30 di giungo si terrà presso il tribunale regionale di Berna - nei confronti di 22 persone, membri di bande rivali di motociclisti, coinvolti in una zuffa scoppiata nel 2019 a Belp (BE).
Gli imputati, ricordiamo, devono rispondere di rissa e due di loro di tentato omicidio, eventualmente di lesioni gravi.
Già prima dell'inizio dell'udienza è stato dispiegato un importante dispositivo di sicurezza in particolare con cani per evitare qualsiasi tipo di incidente e tenere sotto controllo numerosi motociclisti vestiti di nero, la maggior parte dei quali con l'emblema degli Hells Angels, che si trovavano davanti all'edificio per sostenere gli imputati.
Nonostante questo, le due bande di motociclisti si sono scontrate questa mattina davanti al tribunale, facendo volare sassi e bottiglie.
I fatti - Insomma, strascichi delle ragioni che hanno portato le 22 persone a processo. Queste, infatti, avrebbero preso parte a una guerra tra bande nel maggio 2019 a Belp. Durante lo scontro avvenuto tra membri dei Bandidos e degli Hells Angels e i loro alleati Broncos vi furono diversi feriti, tre dei quali gravi. La polizia aveva sequestrato diverse armi, in particolare pistole.
Secondo il Ministero pubblico del cantone di Berna, la violenta rissa tra i motociclisti è scoppiata perché il gruppo dei Bandidos, fino ad allora non rappresentato ufficialmente in Svizzera, voleva aprire un club a Belp, il primo in Svizzera. Il progetto non è piaciuto agli altri due club di motociclisti - gli Hells Angels e i Broncos - per i quali la prevista apertura del locale rappresentava una provocazione.
Gli Hells Angels e i Broncos hanno quindi deciso di effettuare un «tentativo di intimidazione senza preavviso» quando i Bandidos erano riuniti nel villaggio alla periferia di Berna per una festa di compleanno un sabato sera del maggio del 2019. Tuttavia i Bandidos sono venuti a conoscenza dei piani delle bande rivali e si sono armati.
Secondo l'accusa, tutti i protagonisti erano consapevoli che la situazione sarebbe degenerata e sfociata in atti di violenza. Il Ministero pubblico ritiene che le bande rivali avessero desiderato questo scontro anche per marcare il loro territorio.
La polizia cantonale bernese, durante l'intervento per ristabilire l'ordine, ha sequestrato un vero e proprio arsenale: un fucile d'assalto, un fucile ad aria compressa, una mezza dozzina di pistole, più di una ventina di coltelli, dei machete e pugnali, taser, spray al peperoncino, tirapugni e mazze da baseball.
«Ero giovane e stupido» - Il primo sospettato alla sbarra, un "Bandidos" sotto processo per aver tentato di uccidere un membro degli Hells Angels, è un ex tatuatore con un figlio di 20 anni che vede di rado. L'imputato è attualmente l'unico in carcere. «Non ho molti contatti con mio figlio, anche se sto cercando di ricostruire il rapporto», spiega durante il processo.
Interrogato sulle sue (varie) condanne passate, l'uomo si è giustificando spiegando: «Ero giovane e stupido».
La parola al primo testimone - Il primo testimone convocato è invece una ragazza che, all'epoca dei fatti, aveva una relazione con uno degli imputati, membro dei Bandidos. «Andai a Belp con il mio ragazzo, volevamo fare un barbecue», racconta. All'inizio c'erano una decina di persone e lei era l'unica donna. «Ma erano tutti amichevoli», prosegue. Poi, nel corso della serata, c'è stata una discussione tra le due bande, nella quale però lei non è stata coinvolta. «Improvvisamente l'atmosfera si è surriscaldata». E sono spuntate anche delle armi. «Anche io ho preso qualcosa in mano per proteggermi, è stato come un riflesso», spiega la giovane. Dopo un po' racconta di aver visto qualcuno sanguinare dalla testa.
Il no comment del principale imputato - Nuovamente alla sbarra, il primo principale imputato ha assistito alla lettura dei capi c'accusa da parte del presidente della corte. L'uomo avrebbe sparato a un membro degli Hells Angels ferendolo all'addome. Allo stesso gli sono state poste poi domande dettagliate sul corso degli eventi e le dichiarazioni rese in precedenza. Il motociclista si è però rifiutato di parlare. Non ha voluto, in sostanza, smentire, confermare o comunque commentare i singoli capi d'accusa e nemmeno esprimersi riguardo l'esatto corso della fondazione di un nuovo "capitolo" dei Bandidos in Svizzera. «Non riesco più a ricordare», ha affermato a ripetizione.
Attriti fuori dal tribunale - Nel corso della mattinata sono continuato gli scontri tra i gruppi di bikers e la polizia. Gli agenti, in tenuta antisommossa, sono arrivati a dover usare cannoni ad acqua, proiettili di gomma e spray al pepe per raffreddare gli animi. Si chiude così il primo giorno del processo che dovrebbe durare un mese.