Secondo un'esperta di clima e salute dell'Università di Berna si potrebbero verificare più decessi che nell'estate 2003
BERNA - «Prevedo che centinaia di persone moriranno di caldo quest'estate». Secondo un'esperta di clima e salute dell'Università di Berna l'ondata di caldo straordinaria che sta attualmente colpendo la Svizzera ha tutti i requisiti per essere nociva tanto quanto quella dell'estate 2003.
Da una settimana in Ticino e in diverse parti del territorio confederato al pomeriggio le temperature superano i 30 gradi. Questo mercoledì, in particolare, MeteoSvizzera ha diramato un'allerta canicola di grado 4 con massime fino ai 35 gradi. Non è un segreto, ma Ana Maria Vicedo Cabrera dell'Istituto di medicina preventiva dell'Università di Berna tiene a ribadirlo a 20 Minuten: «L'attuale ondata di caldo è senza precedenti» e non è senza rischi.
«Anche se le misure di salute pubblica messe in atto nei giorni caldi sono migliorate negli ultimi anni, è possibile prevedere un notevole impatto sulla salute pubblica». L'esperta di clima e salute non nasconde che quest'estate possano morire centinaia di persone in Svizzera a causa delle forti temperature ed è assolutamente possibile che i decessi superino quelli della caldissima estate del 2003. All'epoca 975 persone persero la vita.
Le categorie a rischio - Sportivi pronti ad allenarsi anche nelle ore più calde e lavoratori che passano tutto il giorno all'esterno, come ad esempio quelli del settore dell'edilizia, «sono particolarmente a rischio». Ma lo sono anche bambini, donne incinte e persone con malattie croniche o con età superiore ai 75 anni. Vicedo Cabrera spiega che «spesso il caldo provoca un infarto fatale o un'ischemia».
Numero di morti incerto - Il portavoce Daniel Dauwalder dell'Ufficio federale della sanità pubblica spiega che «le morti legate al calore sono calcolate retrospettivamente». Non ci sono quindi dati disponibili per quest'anno. Le cifre sono attese non prima di agosto 2023.
Nell'ultimo periodo si è verificato un forte eccesso di mortalità. «Non si può escludere che il caldo abbia contribuito. Ma possono esserci anche altri fattori, come il Covid-19».