La risposta del settore alle ipotesi della politica, la controposta: «Sì alla tassa di circolazione»
BERNA - Sono tanti i settori sotto pressione in questi mesi di avvicinamento a quello che ormai ci si aspetta come inverno della crisi energetica, fra questi ce n'è uno particolarmente tribolato.
È quello automobilistico, costretto a una frenata d'emergenza proprio quando aveva iniziato - e con convinzione - a riorientarsi in direzione della mobilità elettrica. E così, diversi nuovi accattivanti modelli giunti dai rivenditori dopo aver superato le asperità della catena, di restare in garage a prendere la polvere.
Al momento, infatti, la certezza è solo una: cioè che non ce ne sono. A disincentivare la clientela, da una parte il rincaro e il senso civico, dall'altra la preoccupazione che la politica possa effettivamente muoversi per limitarne il traffico e/o la ricarica come vorrebbero proporre i Verdi svizzeri. Insomma, in questo clima, parlare di divieto temporaneo di circolazione dei veicoli elettrici durante i mesi invernali non sembra più così fantascienza.
Un'ipotesi, questa, che non può che non piacere al settore che ha voluto prendere posizione sulle pagine del Tages-Anzeiger per voce di uno dei lobbysti più importanti a Palazzo Federale, ovvero Albert Rösti. Il democentrista, che è presidente dell'associazione ombrello degli importatori elvetici Auto Svizzera, aveva già preso posizione sulla questione e-mobilità e crisi all'inizio di settembre.
«La possibilità di un divieto temporaneo di circolazione mi trova estremamente contrario, la libertà di movimento individuale è fondamentale. Chi ha un'auto elettrica deve potersi recare al lavoro come tutti, una discriminazione di questo tipo non è concepibile», argomenta Rösti, «se c'è da risparmiare, lo si faccia su riscaldamento e illuminazione».
Anche perché, dati dell'Ufam alla mano, è lì che va a finire la gran parte del consumo (stando ai dati del 2021 12% luce e 5% acqua calda) mentre alle e-auto arriva solo una frazione del totale (0.4%). Insomma, si tratta di un ramo che non ha davvero molto senso tagliare, anche in un momento che si presume difficile come questo.
Questo non vuol dire, però, che - anche guardando al futuro - non si possa migliorare e pensare a integrare in maniera più oculata una realtà che punta a diventare la norma. L'idea di Rösti è quella di non accelerare troppo l'avvento dell'elettrico, limitando le sovvenzioni, e introdurre anche una tassa di circolazione.
I soldi risparmiati e quelli incassati potranno essere utilizzati per lo sviluppo dell'infrastruttura elettrica svizzera. «In questo modo si può evitare un collo di bottiglia che, in futuro, bloccherà il pieno sviluppo della mobilità elettrica», argomenta Rösti. La sua proposta, però, non fa affatto l'unanimità. Anche all'interno del suo stesso settore.