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Un 51enne è stato condannato a quattordici anni di prigione oggi nel Canton Berna: «Voleva liberarsi di lei per vivere con l'amante».
BERNA - Il tribunale regionale di Berna-Mittelland ha condannato oggi un uomo a quattordici anni di reclusione per l'assassinio della moglie nel marzo del 2021. Ha ritenuto che l'imputato l'abbia avvelenata senza scrupoli e per mero egoismo con un farmaco, letale se somministrato a dosi elevate. Il 51enne dovrà pure versare riparazioni per torto morale ai famigliari della vittima.
Secondo la corte, l'accusato voleva liberarsi della partner, con cui era sposato da anni, in modo discreto dopo aver avviato una nuova relazione sentimentale. L'imputato ha fatto ingerire alla moglie della colchicina, un farmaco usato per trattare le crisi di gotta.
Il marito ha versato il medicinale nel caffè della moglie. La vittima, di 54 anni, colpita da vomito e diarrea, è stata ricoverata in ospedale, dove è morta dopo lunghe sofferenze. L'Istituto di medicina legale dell'università di Berna ha stabilito che il decesso è avvenuto per avvelenamento da farmaci.
Il pubblico ministero aveva chiesto una condanna a 18 anni e sei mesi di reclusione per assassinio. Ha evocato un piano diabolico dell'imputato. Il legale della difesa ha invece sostenuto che il suo cliente non abbia mai voluto che la moglie morisse: doveva quindi essere giudicato colpevole di omicidio colposo.
Inizialmente l'imputato aveva negato i fatti. Poco prima del processo, tuttavia, ha presentato una dichiarazione al tribunale in cui ammetteva di aver mescolato il prodotto al caffè della moglie. Ma, secondo lui, non per ucciderla, bensì per causarle intenzionalmente problemi di salute.
La consorte lo aveva infastidito perché continuava ad annullare visite di e da amici a causa di presunti problemi di salute. Sempre stando alla dichiarazione, il marito intendeva mostrarle cosa fossero dei veri disturbi.
Tribunale: estrema spregiudicatezza
Il tribunale di prima istanza non ha però affatto creduto a questa versione. L'imputato ha operato con estrema spregiudicatezza ed egoismo, ha dichiarato la presidente del tribunale Bettina Bochsler rendendo noto il verdetto.
La giudice ha fatto notare che l'uomo si era informato sugli effetti dei veleni molto prima del crimine. Aveva ordinato numerosi farmaci all'estero via internet e li aveva fatti recapitare in una casella postale segreta. Era innamorato alla follia di una collega d'ufficio molto più giovane e voleva la morte della moglie, ha affermato Bochsler.
L'imputato le ha somministrato una dose di farmaco per la gotta molte volte superiore alla dose letale, ha detto, sottolineando che non vi è ragione di credere che si sia trattato di un incidente. L'uomo, che aveva una laurea in informatica, che è stato direttore d'impresa, ed è dotato di grande intelligenza, doveva sapere quale sarebbe stato l'effetto di tanto farmaco mescolato al caffè.
Quando la moglie si è ritrovata ricoverata in ospedale con gravi sintomi, non ha informato i medici della somministrazione di nascosto del farmaco, in modo che potessero farle una lavanda gastrica e salvarla. Invece, mentre la moglie stava morendo, «passava del tempo sulle chat e flirtava» con la sua nuova amante, tra l'altro pianificando le vacanze in comune. E, sempre mentre la moglie agonizzava, ha prenotato un appuntamento da un chirurgo plastico, ha riferito la presidente del tribunale.
