Per il Tribunale, non è chiaro se fossero consapevoli di aver fatto qualcosa di male alle figlie.
BADEN - Due genitori somali sono stati assolti oggi in Argovia dall'accusa di aver permesso che, prima di arrivare in Svizzera, venisse praticata l'infibulazione a cinque delle loro sei figlie. La sentenza della prima istanza non è ancora definitiva.
Annunciando la sentenza, la presidente del Tribunale distrettuale di Baden ha precisato che la corte ha preso la sua decisione all'unanimità.
Pur riconoscendo che le ragazze hanno subito un «grave torto» e un «crimine» che si ripercuoterà su di loro per tutta la vita, la giudice ha spiegato che l'assoluzione è stata decisa perché non è chiaro se i due imputati fossero consapevoli di aver fatto del male alle figlie e di aver commesso un reato perseguibile per legge.
I coniugi hanno oggi entrambi 37 anni. Il padre era arrivato in Svizzera nel 2014 e la madre lo ha seguito assieme agli otto figli - sei femmine e due maschi - nel 2018. Cinque figlie, che all'epoca avevano fra i quattro e gli undici anni, avevano in precedenza subito la mutilazione genitale. Soltanto una sorellina più piccola era stata risparmiata.
La vicenda era venuta alla luce dopo che una delle bambine, durante una lezione di sensibilizzazione alle elementari, aveva detto che anche a lei era stato praticato un «taglio». Su segnalazione della scuola, era in seguito intervenuto lo speciale Gruppo di protezione dei bambini dell'Ospedale cantonale argoviese.
«Persone semplici che vivevano con un gregge di capre»
I due coniugi erano accusati di mutilazioni degli organi genitali femminili per omissione, come pure di istigazione plurima a questo reato. La procuratrice che ha sostenuto l'accusa chiedeva, per ognuno dei genitori, una condanna a due anni di detenzione sospesi con la condizionale più una multa di 2000 franchi.
La difesa si è invece battuta per il proscioglimento, sostenendo in particolare che l'atto d'accusa è troppo approssimativo e che non si è potuto accertare dove e in quali circostanze siano state praticate le infibulazioni.
Nemmeno in tribunale si è potuto fare più chiarezza. Sia i genitori che le figlie si sono infatti rifiutati di fare dichiarazioni. «È un loro diritto», ha detto la presidente del tribunale. In base alle informazione dell'Ufficio cantonale della migrazione, gli imputati sono «persone semplici che vivevano in campagna e si spostavano con il loro gregge di capre».
Non è perciò chiaro se fossero a conoscenza del fatto che dal 2012 in Somalia esiste un articolo costituzionale che vieta le mutilazioni genitali femminili. In Somalia - ha detto ancora la giudice - il 98% delle donne e delle ragazze sono circoncise, e questo fa parte della loro vita quotidiana.
Dal 2012 nel Codice penale svizzero
Anche in Svizzera è entrato in vigore nel luglio del 2012 l'articolo 124 del Codice penale che considera la mutilazione di organi genitali femminili un reato, anche se questo è stato commesso all'estero.
Un primo caso che ha fatto giurisprudenza è stato giudicato nel 2018 nel Canton Neuchâtel. Un anno più tardi il Tribunale federale ha confermato la condanna a otto mesi di detenzione con la condizionale per una donna somala che aveva fatto subire l'infibulazione a due figlie prima di arrivare in Svizzera.
Secondo una coalizione di organizzazioni non governative, in Svizzera vivono fino a 22'000 ragazze e donne che hanno subito o rischiano di subire mutilazioni genitali femminili.