È la prima sentenza sul tema.
LOSANNA - Nel 2020, il Centro di terapia forense di Rheinau richiedeva per un uomo un trattamento tramite elettroshock alle autorità cantonali preposte. La domanda si basava sul fatto che i farmaci prescritti non erano sufficienti a raggiungere gli obiettivi della detenzione. Inoltre, l'interessato si era reso protagonista di ripetute aggressioni contro il personale. Per questa ragione, trascorreva la maggior parte del tempo in isolamento, spesso legato.
La vicenda riguardava un uomo affetto da schizofrenia paranoide, condannato nel 2019 dal Tribunale distrettuale di Zurigo a una pena pecuniaria per coazione sessuale, esibizionismo e altri reati. Inoltre, nei suoi confronti era stata disposta una misura stazionaria.
Oggi, nelle sue considerazioni, la Corte di diritto penale del Tribunale federale (TF) ha precisato che le autorità non avrebbero dovuto ordinare la terapia forzata. Un parere che si allinea a quello del grado di giudizio precedente, ossia del Tribunale amministrativo di Zurigo, secondo cui si tratta di una grave violazione dei diritti umani.
Stando ai giudici, questa cura è diventata più diffusa nel corso degli ultimi anni. Tuttavia, la questione se e in quali circostanze sia indicata dal punto di vista medico è controversa in ambito psichiatrico.
Per di più, la giurisprudenza del TF esige che la terapia ordinata dalle autorità di esecuzione corrisponda a quella prevista dalla giustizia nella sua sentenza, criterio non soddisfatto in questo caso, dove si parlava semplicemente di trattamento farmacologico. Imponendo l'elettroshock contro la volontà del soggetto ci si è dunque spinti troppo in là.
È la prima volta che il TF si esprime sull’argomento. «La terapia elettroconvulsivante, comunemente nota come elettroshock, costituisce una grave violazione dell'integrità fisica e mentale, così come della dignità umana».