Le difficoltà incontrate dai cittadini con doppia cittadinanza sono state risolte.
KHARTUM - Complessivamente finora una trentina di cittadini svizzeri ha potuto lasciare il Sudan, con voli organizzati da paesi terzi. Lo ha indicato a Keystone-ATS il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). Le difficoltà incontrate dai cittadini con doppia cittadinanza sono state risolte.
Un portavoce del DFAE ha riconosciuto che durante i primi voli di sfollamento le persone con doppio passaporto sudanese e svizzero hanno incontrato difficoltà all'arrivo alla base aerea o all'imbarco. I servizi del dipartimento diretto da Ignazio Cassis si sono quindi impegnati, insieme a vari partner e paesi terzi, a semplificare le procedure che li riguardano.
Secondo il portavoce, i voli sono stati organizzati, tra gli altri, da Francia, Germania, Paesi Bassi, Svezia, Giordania e Arabia Saudita. In totale, circa 40 persone con legami con la Svizzera hanno chiesto al DFAE di poter lasciare il Sudan.
«Responsabilità individuale»
Interpellato in merito alle critiche mosse all'operato della Confederazione, il DFAE si è detto consapevole delle difficoltà incontrate dagli svizzeri in Sudan. Il dipartimento è «attivamente impegnato a sostenerli», «nella misura delle sue possibilità», ha dichiarato il portavoce, sottolineando che la Legge federale concernente persone e istituzioni svizzere all'estero (LSEst) pone l'accento sulla responsabilità individuale.
Ha sottolineato che l'ambasciata di Svizzera a Khartum e la centrale del DFAE a Berna hanno contattato i cittadini elvetici in Sudan e assicurato la comunicazione.
Non appena vengono confermate concrete possibilità di volo, il DFAE informa attivamente coloro che si sono registrati. Chi lo fa riceve sistematicamente tutte le informazioni sui voli da Khartum. Inoltre, ottiene dal DFAE un «attestato di lasciapassare».
Tutte queste informazioni fanno riferimento alla responsabilità individuale e ai rischi per la sicurezza. La decisione di lasciare il paese è individuale. Non esiste il diritto alla protezione consolare, ha aggiunto il portavoce.