Il Tribunale federale (TF) ha respinto un ricorso del 28enne, ma non ha mancato di criticare l'operato della procura cantonale.
LOSANNA - Lo zurighese Brian, il noto detenuto un tempo conosciuto con lo pseudonimo di "Carlos", non sarà rilasciato per motivi di sicurezza. Il Tribunale federale (TF) ha respinto un ricorso del 28enne, ma non ha mancato di criticare l'operato della procura cantonale.
In una sentenza pubblicata oggi, i giudici di Mon Repos sollevano degli interrogativi sulla linea temporale. Ritengono infatti che i ritardi del Ministero pubblico zurighese nell'aprire l'attuale procedimento penale siano incomprensibili. Non si capisce nemmeno perché, prosegue il TF, la procura abbia aspettato tre giorni prima della prevista liberazione di Brian - in relazione a un caso precedente - per disporre un'ulteriore carcerazione preventiva per motivi di sicurezza. Il ricorso bocciato si riferiva proprio a quest'ultimo provvedimento.
Il TF invita quindi ora il Ministero pubblico ad accelerare l'inchiesta in corso. Per la seconda Corte di diritto penale comunque, la detenzione di Brian per ragioni di sicurezza è compatibile con il Codice di procedura penale e non viola i diritti dell'interessato. Nell'ambito di questo procedimento, Brian è accusato di tentate lesioni personali gravi, ripetute lesioni semplici, ripetuta violenza o minaccia contro le autorità e i funzionari, ripetute minacce e ripetuti danneggiamenti. Il caso concerne 33 episodi, la maggior parte dei quali commessi dall'imputato nel penitenziario Pöschwies di Regensdorf (ZH) fra il novembre 2018 e il giugno 2022.
Brian ha problemi con la legge da quando aveva nove anni e si trova da anni dietro le sbarre per una serie di crimini violenti. A fare diventare l'allora "Carlos" un caso "nazionale" è stato un reportage televisivo del 2013, in cui si riferiva delle misure di presa a carico decise a suo tempo dalla giustizia minorile.