Il caso venne archiviato come incidente di montagna. A distanza di quasi 10 anni i colleghi di allora chiedono nuove indagini
Il corpo di Cosima Corinne Schütterle fu rinvenuto senza la testa e in avanzato stato di decomposizione nel Canton Grigioni. Era il 2014. Da allora non si è saputo più nulla anche se sul caso avrebbero potuto indagare le procure di tre nazioni: quella della città di Baden-Baden, dove la 47enne avvocata era nata, quella appunto svizzera, e quella di Milano, dove la donna risiedeva e lavorava (nel noto e rinomato studio Sutti).
È proprio l'avvocato Stefano Sutti a domandarsi - tramite le pagine del Corriere della Sera - come mai in quasi 10 anni non sia stato fatto nulla. O, meglio, come si possa aver scelto di escludere a priori l'esistenza di altri attori nel decesso della donna, le cui membra furono ritrovate nel bosco, fra degli alberi.
Per l'avvocato Sutti vi sono invece elementi che erano degni di approfondimento. Prima di sparire nel nulla Cosima Corinne aveva litigato con l’ex fidanzato, un tassista milanese. Da questi aveva subito anche minacce. Nelle ultime ore di vita aveva deciso, improvvisamente e di notte, di lasciare l'albergo nel quale soggiornava in provincia di Bolzano, per guidare tre ore in un bosco sul versante svizzero del Bernina e infine incamminarsi su un sentiero. La donna aveva quindi inviato una mail allo studio per annunciare che non sarebbe rientrata in Italia, poi il nulla. Fino al 25 di luglio, data nella quale il suo corpo venne ritrovato da un pastore.
Non fu considerata l'ipotesi del suicidio (mancavano elementi che potevano portare a pensare che si fosse tolta la vita), ma non fu nemmeno valutato lo scenario dell’omicidio. Per la procura grigionese, infatti, non vi era nessun killer da ricercare.
E se è vero che la donna era in cura da uno psichiatra, il caso fu archiviato come incidente di montagna. Perché il corpo era privo di testa? Forse l'attacco di un orso.
Per i colleghi però ci sono elementi che non tornano. Di lì a breve, Cosima Corinne Schütterle avrebbe dovuto presiedere una conferenza internazionale a Berlino, un evento per il quale a quanto pare si era preparata, e molto. Stefano Sutti, per primo, non accetta l’esito delle indagini. E continua a sperare che qualcuno riprenda in mano il caso. Quindi rievoca alcuni elementi sospetti: dai bagagli contenenti il cellulare, la valigia lasciata aperta sul pavimento di quella stanza d’albergo numero 7 lasciata all'alba, ancora prima della colazione, come per un’emergenza, o un appuntamento urgente. Ma quale?