«Questi atti portano all'odio estremo», afferma Ingrid Brodnig, esperta di cyberbullismo.
ZURIGO - Il video ha scioccato la Svizzera, diventando virale. Due giovani che si esprimono in svizzero-tedesco prendono a calci un gattino, lo lanciano dall'altra parte della strada e gli aizzano contro un cane, finendo per ucciderlo.
A distanza di circa una settimana dalla diffusione del video sui social network, la rabbia degli utenti, online, non accenna a placarsi, e sta assumendo proporzioni sempre più estreme. Tanto che, riporta il Tages Anzeiger, sui social è stato creato un forum dedicato esclusivamente all'individuazione e alla caccia del principale autore.
Il nome del ragazzo, un 16enne zurighese di origini serbe, circola ormai da giorni su Internet e sono stati diffusi anche i nomi, gli indirizzi e i numeri di telefono dei suoi parenti. Molte persone chiedono che i responsabili vengano trovati e consegnati alla giustizia e alcuni commenti minacciano di ricorrere alla violenza.
Circolano però anche molte informazioni e contenuti falsi, tra cui una lettera di un presunto avvocato, le scuse di un giovane, un falso indirizzo di Zurigo, foto di persone con lo stesso nome del presunto colpevole e un video che mostra il presunto responsabile mentre viene picchiato.
E la caccia si è già estesa alla vita reale. Da quando le immagini di suo figlio sono state pubblicate ovunque, la madre del 16enne non riesce quasi più a uscire di casa, ha dichiarato a 20Minuten.
«Questi atti portano all'odio estremo» - «Gli atti di crudeltà verso gli animali portano spesso a messaggi di odio estremo», riferisce Ingrid Brodnig, esperta di cyberbullismo, al quotidiano zurighese. L'odio in rete nasce spesso dal desiderio di punire chi che ha violato una norma sociale e il fenomeno si intensifica quando la vittima è un animale indifeso.
Per l'esperta, una simile reazione è contraddittoria. «Il paradosso di questi casi è il desiderio di reagire alla violenza con la violenza». Secondo Brodnig, l'atto deve essere punito dalle autorità e i tentativi di fare giustizia messi in atto da comuni cittadini sono da condannare.
«In Svizzera lo Stato ha il monopolio dell'uso della forza e le azioni di vigilanti sono punibili», riferisce l'avvocato Thomas Merz a 20Minuten. A seconda del contenuto dei messaggi e di dove vengono pubblicati, gli utenti sui social media possono essere condannati per minaccia o per incitamento all'odio e alla violenza, spiega Merz. «Entrambi i reati possono essere puniti con una pena detentiva fino a tre anni o una multa».
La polizia municipale di Zurigo, intanto, sta indagando sul video dei torturatori di gatti, ma è anche al corrente della caccia in atto online. A causa degli appelli alla violenza, la situazione viene costantemente monitorata, ha dichiarato un portavoce in risposta al Tages Anzeiger.