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SVIZZERAArchivi ecclesiastici sotto la lente: c'è un primo studio sugli abusi in Svizzera

12.09.23 - 09:41
Rivelati oggi i primi risultati di un'indagine dell'Università di Zurigo. L'ombra su Lugano e su possibili documenti mancanti.
Depositphotos (JANIFEST)
Archivi ecclesiastici sotto la lente: c'è un primo studio sugli abusi in Svizzera
Rivelati oggi i primi risultati di un'indagine dell'Università di Zurigo. L'ombra su Lugano e su possibili documenti mancanti.

ZURIGO - Abusi nella Chiesa cattolica svizzera. I primi risultati di uno studio condotto a livello nazionale da parte di un gruppo di ricerca dell'Università di Zurigo sono stati presentati nella giornata di oggi nel corso di una conferenza. Mai prima d'ora degli storici indipendenti avevano ricevuto l'autorizzazione a esaminare gli archivi ecclesiastici alla ricerca di prove di abusi sessuali.

In totale, i casi emersi sono 1'002. E sono stati perpetrati da 510 chierici cattolici e appartenenti all'Ordine dal 1950 in Svizzera ai danni di 921 vittime - nel 74% dei casi queste erano minorenni. Salvo rare eccezioni, si legge in una nota, gli abusi sono stati commessi da uomini su persone di sesso maschile (54% delle vittime).

Sempre stando allo studio, quanto emerso «non è che la punta dell'iceberg». Basti considerare che i casi rilevati sono molti di più di quelli denunciati dalla Chiesa fino a questo momento.

Già negli scorsi mesi alcuni membri del clero si erano attivati perché venisse fatta luce sulla gestione di casi di abuso. L'ex vicario generale della diocesi di Losanna, Ginevra e Friburgo aveva per esempio informato il Vaticano di tutte le situazioni di cui era venuto a conoscenza nel tempo. Il desiderio di Nicolas Betticher, come affermato nel corso di un'intervista a Catt.ch: fare i conti con il passato e rendere più sicuri i luoghi dedicati alla religione cattolica.

Si era anche rivolto direttamente al nunzio apostolico in Svizzera Martin Krebs, indicando che membri emeriti e persone in carica della Confederazione dei vescovi svizzeri (Cvs) avessero avuto un ruolo nella gestione dei casi di abuso sessuale. In un secondo momento la Cvs ha ammesso che alcuni di loro li hanno anche commessi ed ha annunciato l'apertura di un'indagine preliminare su occultamento di casi.

Lugano, domani la conferenza stampa della Diocesi

Stando a quanto riferito oggi dalla Rsi, il rapporto dell'ateneo zurighese si è chinato anche sul Ticino riscontrando dei problemi per quanto riguarda gli archivi del Luganese. Ritenuti carenti e con possibili documenti mancanti e/o distrutti. Dal canto suo la Diocesi ha confermato l'intenzione di tenere una conferenza stampa domani (mercoledì 13) alla presenza del vescovo mons. Alain de Raemy, don Nicola Zanini, Delegato ad omnia dell’Amministratore, e la Giudice Fabiola Gnesa, Presidente della Commissione diocesana di esperti per la gestione di casi di abusi sessuali in ambito ecclesiale.

In questo clima di indagini si inserisce la storia di Mario Delfino che, intervistato dal Blick, ha raccontato la sua storia. Quando aveva 12 anni, nel 1967, fu sottoposto a cure amministrative sotto coercizione nel canton Lucerna. Lì i monaci lo rasarono e non impiegarono mai il suo nome per chiamarlo, ma un numero: 119.

Nel centro Delfino subì numerosi abusi da parte dei membri del clero. Vide compagni togliersi la vita e anche lui pensò spesso alla morte. Il monaco che si occupava degli aspetti medici obbligava lui e i compagni a spogliarsi completamente dei loro vestiti e per lunghi momenti venivano palpeggiati.

Delfino venne risarcito per gli abusi subiti, 25mila franchi dalla Confederazione e 10mila dalla Chiesa. I soldi non gli impediscono però di continuare con impegno a cercare di cambiare il corso degli eventi e ad arrivare a riconoscere tutte le vittime.

Telefono Amico - In caso tu abbia bisogno di chiedere aiuto per te stesso/a o per una persona a te vicina, puoi chiamare il numero di sostegno 143. Il servizio è attivo 24 ore su 24 in Ticino e Grigioni italiano.

Eventuali testimonianze di abusi possono essere comunicate nelle lingue nazionali all'indirizzo forschung-missbrauch@hist.uzh.ch e verranno raccolte dai ricercatori.

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