Il 36enne lucernese è accusato di aver ucciso una 29enne honduregna, residente in Ticino.
EMMENBRUCKE - Lei 29 anni, originaria dell'Honduras, trasferitasi in Ticino a 16 anni per amore. Lui, un insegnante lucernese 36enne.
La loro storia d'amore inizia a maggio 2020 dopo un incontro casuale avvenuto in un ristorante ticinese, l'esito però sarà tragico. Poco più di un anno dopo quel primo contatto la giovane donna, tra l'altro madre di tre figli, morirà uccisa durante un'accesa lite a casa di lui in quel di Emmenbrücke (LU).
“Vuoti di memoria”, causati dal Long Covid
Lunedì a processo al Tribunale penale di Lucerna, l'uomo si professa innocente, dice di non ricordare nulla - a parte lo scoppio della lite e la lotta - dando la colpa al Long Covid, di cui soffriva e per il quale era stato anche in congedo malattia: «L'unica cosa che ricordo è che ho dormito per tre giorni, non sapevo fosse morta», ha dichiarato alla corte l'uomo, accusato di omicidio e che rischia l'ergastolo.
Il Long Covid come attenuante, l'esperto non ci sta
Se l'accusa punta sul comportamento problematico dell'uomo - facile alla menzogna, alla manipolazione e alla rabbia - la difesa punta parecchie delle sue carte sulla questione Long Covid. La malattia, quindi, può averne scemato in qualche modo la responsabilità? L'imputato veramente non ricorda e/o non può essere ritenuto responsabile di quanto successo?
Il noto criminologo Frank Urbaniok, chiamato in aula come esperto, trova alcune incongruenze in tutto ciò: «Se davvero non si ricordava, come mai ha fatto il possibile per non farsi trovare dalla polizia?», scrive sempre il quotidiano zurighese. Inoltre l'uomo non mostra nessun segno di pentimento per quanto successo: «Il Long Covid può anche inficiare la memoria, ma il senso di colpa?».
Il processo continuerà ancora nella giornata di martedì, mentre la sentenza dovrebbe arrivare entro la fine della settimana.