Il Ministero pubblico ha archiviato il procedimento sul rapimento dell'ex presidente della Commissione federale per le vaccinazioni.
ZURIGO - A più di un anno e mezzo dai fatti il Ministero pubblico di Zurigo fornisce nuove informazioni sul rapimento dell'allora presidente della Commissione federale per le vaccinazioni, Christoph Berger, avvenuto il 31 marzo del 2022. Un sequestro dietro al quale c'è - stando alla procura - un movente prettamente «economico» e non legato, quindi, agli ambienti No-Vax come ipotizzato in un primo momento. Il rapitore - precisano le autorità in un nota odierna - si trovava «in difficoltà finanziarie» e ha rapito Berger per chiedere un riscatto di «trecentomila franchi».
«Ha agito da solo» - La Procura ha altresì provato che il rapitore, un tedesco di 38 anni, ha «agito da solo», tenendo in prigionia la sua vittima per oltre un'ora. Il 38enne - precisano le autorità - ha «senza ombra di dubbio» pianificato ed eseguito il rapimento da solo. Berger è stato sequestrato e trasportato in una zona boschiva nella regione di Pfannenstiel, dove è «stato minacciato». A questo punto il presidente della Commissione federale per le vaccinazioni avrebbe assicurato la sua intenzione di versare la somma richiesta. Ma una volta rilasciato - «poco prima di mezzanotte alla stazione di Uster» - Berger si è messo in contatto con la polizia cantonale. E da qui è partita la caccia all'uomo.
La sparatoria e l'arsenale - Una caccia all'uomo che sei giorni più tardi - era il sei aprile del 2022 - è sfociata in una sparatoria a Wallisellen (ZH), nella quale il rapitore ha ucciso la sua ragazza, una brasiliana di 28 anni, prima di essere abbattuto dalle forze dell'ordine. La successiva perquisizione del suo appartamento ha poi portato alla scoperta di un vero e proprio arsenale. «Sono state trovate - elenca la Procura - un gran numero di armi da fuoco - fucili d'assalto, pistole, fucili a pompa, mitragliatrici e revolver - e diverse migliaia di munizioni».
Il socio in affari arrestato e rilasciato - Le indagini «approfondite» hanno pure verificato l’estraneità nei fatti del socio d'affari del rapitore, un 34enne svizzero che era stato dapprima arrestato e poi rilasciato. L'uomo, che era stato posto in detenzione preventiva il 9 aprile perché «fortemente sospettato» di essere coinvolto nella pianificazione e realizzazione del rapimento, era stato scarcerato il 10 maggio per mancanza di prove. «Le successive indagini - conclude il Ministero pubblico - hanno poi confermato che né il socio d'affari né altre persone si sono rese colpevoli di alcuna condotta criminale in relazione al rapimento». Il procedimento contro un presunto complice è quindi stato archiviato, mentre rimane aperto quello relativo alla sparatoria nel quale il 38enne è rimasto ucciso.