Il Tribunale federale ha respinto un ricorso dell'MPC che chiedeva un inasprimento della pena per il 37enne.
LOSANNA - Il Tribunale federale ha respinto un ricorso del Ministero pubblico della Confederazione (MPC) e confermato la condanna a 36 mesi di reclusione, di cui 18 da scontare, per il cosiddetto "emiro di Winterthur", un 37enne che nel novembre e dicembre 2013 si era recato nella zona di guerra in Siria.
L'MPC contestava la sentenza emessa nel dicembre del 2021 dal Tribunale penale federale di Bellinzona nei confronti dell'uomo accusato di aver sostenuto il sedicente Stato islamico (Isis) e di aver reclutato in Svizzera persone che sono andate a combattere in Siria.
In prima istanza, il Tribunale penale federale aveva rimproverato all'imputato anche il possesso di rappresentazioni di violenza e lo aveva condannato a 50 mesi di reclusione, ma la pena era stata ridotta a 36 mesi dalla Corte d'appello del TPF.
Da parte sua, l'MPC chiedeva una condanna a 55 mesi di reclusione per le immagini di violenza e in particolare per il sostegno qualificato a un'organizzazione terroristica.
Sottolineando che sono stati provati solo alcuni servizi di guardia e nessuna operazione di combattimento da parte del 37enne in Siria, la Corte d'appello ha voluto dare all'imputato la possibilità di dimostrare il cambiamento di mentalità attestato dal Servizio di prevenzione della violenza del cantone Zurigo.
Nel suo ricorso l'MPC sottolineava che l'uomo aveva un ruolo centrale nel circolo salafita di Winterthur. Ha reclutato cinque candidati alla jihad, tre dei quali sono morti in combattimento.
Nella sua sentenza, il Tribunale federale ricorda che la Corte d'appello del TPF ha il compito di esaminare i fatti una seconda volta e di stabilire una pena adeguata in una nuova sentenza. Riducendo la pena a 36 mesi, la Corte non ha oltrepassato il suo potere discrezionale.