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BERNASciatrice tredicenne morta ad Adelboden: assolto il responsabile delle piste

22.01.24 - 12:07
La tragedia risale al 2015. Il tribunale ha respinto il ricorso della famiglia della ragazzina.
Foto Deposit
Fonte ATS
Sciatrice tredicenne morta ad Adelboden: assolto il responsabile delle piste
La tragedia risale al 2015. Il tribunale ha respinto il ricorso della famiglia della ragazzina.

ADELBODEN - Nel caso della morte di una sciatrice tredicenne avvenuta nel 2015 ad Adelboden (BE) il Tribunale federale (TF) ha pronunciato un'assoluzione definitiva per il responsabile a capo delle piste della località sciistica bernese. La Corte ha infatti respinto il ricorso presentato dalla famiglia della ragazzina morta nel 2015.

Nell'ottobre 2022 i giudici di Mon Repos avevano accolto un primo ricorso della famiglia e avevano rinviato il caso al Tribunale del Cantone di Berna. Nel giugno del 2023, questa corte ha nuovamente assolto il responsabile delle piste, spingendo la famiglia della vittima ad appellarsi al Tribunale federale per la seconda volta.

In una sentenza pubblicata oggi, la Prima Corte di Diritto Pubblico del TF ha ritenuto che la Corte bernese abbia confutato in modo esaustivo e convincente le accuse relative alla segnaletica presente sul luogo dell'incidente. Questa era visibile e sufficiente, così come la segnaletica a bordo pista.

Area identificabile - Allo stesso modo, la valutazione del Tribunale cantonale riguardo alle dichiarazioni di una persona che aveva visto l'adolescente lasciare la pista non è stata ritenuta dal TF arbitraria. Secondo questo testimone, la zona di pericolo era identificabile da lontano.

Per la Corte bernese, non è più possibile stabilire se la vittima fosse entrata consapevolmente in questa zona parallela alla pista o se avesse perso il controllo degli sci. Questa conclusione, per quanto insoddisfacente per la famiglia, non va oltre la discrezionalità della Corte Suprema, secondo il TF.

Pista conforme alle norme - Infine, non è stato dimostrato che la costruzione della pista di Adelboden non fosse conforme alla normativa svizzera sugli impianti di risalita. Sulla base di queste e altre considerazioni, il ricorso viene respinto.

La 13enne faceva parte di un gruppo di giovani che seguiva un corso di sci nella stazione sciistica bernese il 26 febbraio del 2015. A fine giornata, quando era in coda al gruppo, la ragazzina aveva verosimilmente seguito delle tracce che uscivano dalla pista ed era finita in un fossato profondo 2,7 metri, con dell'acqua e discosto solo 1,2 metri dalla pista.

Era caduta testa in avanti ed era rimasta parzialmente immersa per alcuni minuti prima di essere soccorsa. Oltre a rimanere priva dell'ossigeno, aveva riportato gravi ferite e anche un'emorragia interna. Trasportata in condizioni critiche all'ospedale, era morta il giorno stesso.

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COMMENTI
 

Baxy91 10 mesi fa su tio
Più sentite condoglianze alla famiglia.

Baxy91 10 mesi fa su tio
“Un fossato profondo 2,7 metri con dell'acqua A SOLI 1,2 METRI DALLA PISTA! “ diciamocela .. è facile che possa succedere.. quante volte non si fa in tempo a girare o si frena buttandosi per terra a bordo pista.. tanti che lo fanno! Soprattutto giovani! Qui non si tratta più di legge ma di buonsenso e abitudine della gente. Se è una cosa così pericolosa ⚠️ dovrebbe essere segnalata piu assiduamente di quello che è .. altro che dire il minimo legale è rispettato.. può sempre ricapitare così se le persone non avvertono prima i giovani.

Paolin’ 10 mesi fa su tio
Risposta a Baxy91
Ma non lo so. Premetto che ho avuto la fortuna di crescere con gli sci ai piedi. Però lo sci è uno sport a rischio. Il problema, a mio modo di vedere, è che chiunque abbia qualche centella da spendere per un weekend sulle piste, può andare a sciare. Ma anche in pista, sapere stare in piedi su una rossa non vuol dire sapere sciare, né tantomeno rispettare le regole dello sci (che tra l’altro sono dettate pure dalla FIS e consultabili ovunque). Insomma, se per fermarcisi in certe piste implica il dovercisi buttare per terra, vuol dire che si ha superato un certo limite personale. Non è mia intenzione fare polemica su un dramma come questo, sia ben chiaro. Dico solo che non sappiamo né di che pista si trattasse (a livello tecnico), né la forma fisica della vittima al momento dell’incidente, né le sue capacità, né la situazione in pista (era affollata? Libera?). Di fronte ad un articolo come questo, sarei più dell’idea di fare un passo indietro, riflettere sui pericoli di uno sport in ambiente ostile e rammaricarmi per la famiglia della vittima, che alla fine (giustizia o no), ha perso una figlia, una sorella, una cugina o una nipote.
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