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SVIZZERAMuore il marito. E la vedova deve continuare a pagare gli alimenti alla prima moglie

23.04.24 - 19:00
L'avvocato difensore: «Sentenza non al passo con i tempi».
Martin Gerten/dpa
Muore il marito. E la vedova deve continuare a pagare gli alimenti alla prima moglie
L'avvocato difensore: «Sentenza non al passo con i tempi».

ZURIGO - Per 29 anni, rispettando l’accordo giudiziario definito in occasione del divorzio, una persona di Zurigo ha versato 12’000 franchi al mese alla sua ex moglie.

La decisione della vedova - L’uomo, poi risposato e venuto a mancare a metà del 2022, ha sempre rispettato l’intesa economica. Non pensava di dover fare altrettanto la sua vedova, diventata l’unica erede, che, una volta morto il marito, ha deciso di interrompere i versamenti.

La prima moglie non ci sta - La scelta, però, non è piaciuta alla destinataria dei soldi: pochi mesi dopo, infatti, la donna ha deciso di avviare una procedura di recupero crediti nei confronti della vedova, continuando a chiedere il mantenimento.

I tribunali danno torto alla vedova - La vicenda è finita prima al tribunale di Meilen e poi al tribunale di Zurigo. Entrambe le corti, hanno dato ragione alla prima moglie. Per i giudici, l’obbligo di mantenimento non è da considerarsi esaurito.

Il caso davanti al TF - Le vedova, però, non si è arresa ed è riuscita a portare il caso davanti alla Corte federale. Quest’ultima, però, ha confermato i giudizi precedenti: sebbene il divorzio significhi la fine della relazione, la “partnership” finanziaria della coppia non cessa, soprattutto perché in questo caso l'assegno di mantenimento fa parte dell'accordo.

14'000 franchi al mese - L’intesa, divenuta giuridicamente vincolante nel 1993, deve continuare a essere applicata: la seconda moglie non ha ereditato solo il denaro del marito alla sua morte, ma anche i suoi obblighi. Inoltre, c’è anche una piccola beffa: a causa dell'inflazione, gli assegni di mantenimento sono aumentati a 14’000 franchi al mese.

Secondo l’avvocato difensore Daniel Stoll, «la sentenza non riflette la realtà sociale di oggi, ma quella di trent’anni fa. Non è al passo con i tempi».

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