Le FFS: «Ci scusiamo, ma il nostro personale compie sempre un buon lavoro».
BASILEA - Heidemarie non ama il suo nome. Per questo, amici e famigliari hanno sempre preferito chiamarla Heidi. Non solo: sul suo abbonamento ferroviario, l’81enne tedesca è registrata col diminutivo. Nel corso della sua vita, non ha mai avuto un problema. Fino a quando ha incontrato un controllore delle FFS poco dopo Basilea.
Il viaggio - La donna, con suo marito, era in viaggio dalla Germania per trovare la nipote. Su consiglio della figlia, hanno deciso di attraversare la Svizzera poiché, come testimonia la donna, si tratta di «un percorso paesaggistico molto bello».
I problemi - Una volta superata Basilea, il controllore delle FFS verifica il tagliando dei due coniugi. E qui cominciano i problemi: una volta esaminato il biglietto, comprato con settimane d’anticipo, chiede di vedere la carta d’identità. A questo punto decide che il biglietto non è valido: Heidi Alt non è uguale a Heidemarie Alt (il nome e cognome dell’anziana riportati sul documento).
L'intervento (minacciato) della polizia - «Ho sempre viaggiato in treno senza nessun problema», racconta la donna. «Gli altri passeggeri erano d’accordo con me e hanno gridato contro il giovane dipendente, dandomi ragione. Hanno provato in tutti i modi a convincerlo. Ma non è stato sufficiente». Non solo: il controllore ha persino minacciato di chiamare la polizia se la situazione non fosse tornata alla normalità.
«Ci scusiamo» - Un viaggiatore, vergognandosi «in quanto svizzero» del comportamento del personale FFS, ha deciso di pagare lui i 252 franchi di multa. Nel frattempo, la coppia ha scritto alle FFS descrivendo l'incidente del 18 giugno, ma non ha ancora ricevuto risposta. Interpellate dal Tages-Anzeiger, le ferrovie si scusano per il disagio: «I nostri colleghi sui treni fanno però un buon lavoro in un contesto sempre più difficile».