I giudici hanno annullato l'assoluzione del trentenne che stando era stato considerato «penalmente non responsabile» da una perizia.
LOSANNA - Il Tribunale federale (TF) ha annullato l'assoluzione di un trentenne accusato di aver strangolato la compagna nel novembre 2018. Di fronte a due perizie contraddittorie, il Tribunale cantonale vodese aveva scelto la versione più favorevole all'imputato e lo ha giudicato penalmente non responsabile. Ora dovrà riesaminare il caso, mettere a confronto gli esperti e, se necessario, ordinare un terzo esame.
Nel maggio 2023, il Tribunale penale del distretto di Broye e Nord Vaudois aveva condannato l'imputato a 14 anni di reclusione per assassinio, a una misura d'internamento semplice e a un trattamento ambulatoriale.
I giudici avevano basato la loro decisione sulla seconda delle due perizie ordinate durante le indagini, alle quali l'imputato si era rifiutato di collaborare. Gli specialisti avevano riscontrato un disturbo psicotico legato al consumo di cannabis e cocaina, oltre a una personalità dissociale. Avevano concluso che la sua responsabilità era mediamente limitata.
Allucinazioni - Il tribunale cantonale invece ha basato la sua decisione sul primo esame, che ha rilevato una grave patologia psichiatrica cronica con caratteristiche schizofreniche. Secondo i periti, l'autore del reato soffriva di un grave scompenso all'epoca dei fatti, con l'aggravante del delirio, che avrebbe potuto portare ad allucinazioni uditive. I magistrati hanno concordato con la diagnosi di irresponsabilità e hanno assolto l'imputato, ordinando una misura terapeutica istituzionale.
Sia il Ministero pubblico che il trentenne hanno inoltrato ricorso al Tribunale federale, che li ha accolti entrambi. Di fronte a due perizie così contrastanti su un punto essenziale come la responsabilità dell'imputato, il Tribunale cantonale è stato invitato a confrontare le perizie e, se necessario, a ordinare un terzo esame.
Il vodese aveva strangolato la compagna il 15 novembre 2018 a Yverdon-les-Bains a seguito dell'ennesimo litigio. Durante le indagini, ha fornito tre versioni diverse per spiegare il suo gesto. La Corte ha accettato la versione contenuta nell'accusa, ovvero la vendetta dopo la nuova lite.