La Corte europea dei diritti umani ha previsto anche un risarcimento in denaro.
La Corte europea dei diritti umani (Cedu) ha condannato la Svizzera per aver espulso nel 2021 un cittadino bosniaco che risiedeva nel Paese dal 2013 con sua moglie e le figlie, nate tutte li, dopo che l'uomo è stato condannato per traffico di droga.
La Cedu ha stabilito che la Svizzera, che l'ha espulso per la durata di 5 anni, deve versargli 10 mila euro per danni morali e altri 15 mila per le spese legali. Nella sentenza la Cedu evidenzia che «la condanna è dovuta al fatto che i tribunali elvetici non hanno effettuato un'attenta ponderazione degli interessi individuali e pubblici del caso».
La Corte ha ribadito che gli Stati hanno il diritto e il potere di espellere uno straniero legittimamente residente che ha commesso un reato sul loro territorio, ma che «i tribunali nazionali devono motivare in modo sufficientemente dettagliato la decisione, trovando un giusto equilibrio tra l'interesse individuale e quello pubblico», si legge.
«Nel caso in questione - dicono i togati di Strasburgo - i tribunali svizzeri nel decidere l'espulsione non hanno dato il giusto peso al fatto che la pena per traffico di droga era stata sospesa perché l'uomo era incensurato, era stato collaborativo nel corso del procedimento ed era improbabile che tornasse a delinquere».
La Cedu nota in particolare che «poco dopo la condanna, l'uomo aveva trovato un lavoro a tempo pieno che ha mantenuto fino all'espulsione e non ha commesso altri reati, a dimostrazione della sua riabilitazione. Infine gli altri elementi non tenuti sufficientemente in conto sono stati il fatto che l'uomo risiedeva in Svizzera da diverso tempo e l'impatto negativo che il rinvio in Bosnia ha avuto sulla sua famiglia», si chiude la nota.