Così la Commissione degli affari giuridici degli Stati, dopo l'accusa di discriminazione razziale per la campagna «Nuova normalità?»
BERNA - L'immunità di cui gode il "senatore" Marco Chiesa (UDC/TI) non va soppressa. Lo ha stabilito la Commissione degli affari giuridici del Consiglio degli Stati (CAG-S) per 8 voti a 2.
Sul caso dovrà esprimersi ancora la Commissione dell'immunità del Consiglio nazionale (CDI-N).
Una campagna controversa - La magistratura bernese ha chiesto il 10 luglio scorso alle Camere federali di revocare l'immunità parlamentare dell'ex presidente democentrista Marco Chiesa e del suo ex segretario generale Peter Keller in relazione alla campagna per l'iniziativa "No a una Svizzera da 10 milioni". Il sospetto è che la campagna con lo slogan «Nuova normalità?» abbia violato la norma contro la discriminazione razziale.
Con lo slogan "Nuova normalità?", l'UDC ha denunciato il comportamento criminale dei richiedenti asilo e degli stranieri. Nell'ottobre 2023, ha ad esempio scritto sul servizio di messaggistica X a proposito della "Dreirosenlage", un luogo per lo spaccio di droga a Basilea: «molti spacciatori sono richiedenti asilo provenienti dal Nord Africa».
Diverse denunce sono state presentate in vari cantoni, tra cui Berna. L'Erithreische Medienbund Schweiz, un'organizzazione della diaspora eritrea in Svizzera, sostiene ad esempio che con i suoi resoconti selettivi sui reati, l'UDC vuol dare l'impressione che le persone di etnia straniera siano criminali e pericolose.
Libertà di parola va tutelata - Nel corso della sua riunione, la CAG-S ha constatato che il mandato politico di Marco Chiesa è connesso alla posizione dirigenziale da lui rivestita all'interno del suo partito, in particolare nel contesto dell'organizzazione della campagna elettorale federale, che peraltro ha portato alla sua rielezione nel Consiglio degli Stati, spiega una nota odierna dei servizi parlamentari.
Vi è quindi una relazione diretta fra l'attività e la posizione ufficiale del consigliere agli Stati e i fatti contestati e ha deciso senza controproposta di entrare in materia sulla richiesta. In un secondo passo la commissione ha deciso di non sopprimere l'immunità del "senatore" ticinese poiché la libertà di espressione e di formazione dell'opinione rivestono un'importanza fondamentale nell'ambito di una campagna elettorale democratica e tutelano anche dichiarazioni che possono suscitare forte dissenso.
La ponderazione degli interessi ha quindi portato la CAG-S a concludere che nel presente caso gli interessi istituzionali (interesse pubblico al funzionamento del Parlamento) prevalgono sull'interesse al perseguimento penale.