La vicenda di una donna ginevrina, obbligata a assumere antidepressivi contro la sua volontà, solleva alcune domande
GINEVRA - Le assicurazioni che versano le indennità giornaliere in caso di malattia possono avere voce in capitolo sulle cure che una persona in malattia deve seguire? Il caso è stato sollevato dal programma televisivo Kassensturz prima e da Beobachter poi, attraverso la vicenda di una donna che era stata obbligata a assumere antidepressivi contro la sua volontà e a far analizzare il sangue per dimostrare di averli presi. In realtà, in alcune circostanze potrebbe essere consentito quando si percepisce una rendita di invalidità, non quella giornaliera.
La storia - Ad una donna di Ginevra, dirigente di un team, dopo un conflitto viene diagnosticata una depressione e le viene di conseguenza prescritto un periodo di malattia. Sceglie di non assumere antidepressivi, temendo gli effetti collaterali e cura i disturbi del sonno con delle erbe. Tre mesi dopo, però, riceve una lettera dall'assicurazione che copre l'indennità giornaliera, dove le viene imposto di prendere i farmaci e di inviare dei campioni di sangue che possano testimoniarlo. Come motivazione, adduce il fatto che una persona che si ammala deve cercare di ridurre al minimo i giorni in cui percepisce l'indennità giornaliera. Nelle sue condizioni generali di assicurazione c'è scritto che gli assicurati sono obbligati a prendere i medicamenti indicati e che i test del sangue sono legalmente consentiti. L'interessata si sente meglio e torna presto al lavoro, rinunciando all'indennità.
Segreto professionale, datore di lavoro e assicurazioni - La vicenda solleva però alcune domande. Come poteva l'assicurazione conoscere la diagnosi di depressione che il medico curante aveva dato alla signora? Il segreto professionale vige solamente nei confronti del datore di lavoro, che non deve sapere che cosa ha il suo dipendente che è a casa in malattia, anche nei casi in cui viene sottoposto a una visita da un medico fiduciario dell'assicurazione o del datore stesso. L'assicurazione invece, deve poter verificare il diritto alle prestazioni. Nello specifico, chi è malato deve firmare una procura che permette a medici curanti e autorità come l'assicurazione invalidità di dare delle informazioni, svincolandoli dal segreto professionale, pena il rischio che le prestazioni vengano interrotte o ridotte.
Cosa ne pensa il professore di diritto - La Corte federale ha stabilito che in alcune circostanze l'assicurazione invalidità può obbligare le persone che beneficiano di una rendita ad assumere dei farmaci che sono stati loro prescritti. Il professor di diritto Kurt Pärli ha però spiegato al Kassensturz, che ciò non vale per un'assicurazione di indennità giornaliera. «In questo caso, la richiesta dell'assicurazione è chiaramente esagerata», ha detto.
I passi da fare - Chi si trova in una situazione simile, può chiedere all'assicurazione una motivazione scritta del perché pensa, sulla base della diagnosi, che il farmaco vada assunto e discuterne con il medico di famiglia, il quale può argomentare contro la decisione dell'assicurazione. Il passo successivo, se le posizioni non cambiano, è rivolgersi al mediatore dell'assicurazione privata e della Suva (Assicurazione infortuni) o all'ombudsman dell'assicurazione sanitaria, che però ha voce in capitolo solo se l'assicurazione offre anche una copertura sanitaria obbligatoria. Eventualmente, si può chiedere aiuto a un avvocato (una consulenza legale UP costa 100 franchi).