Per i promotori l'iniziativa in votazione il prossimo 29 novembre è «una cosa ovvia».
BERNA - L'iniziativa popolare "Per imprese responsabili - a tutela dell'essere umano e dell'ambiente" è pragmatica, efficace e dovrebbe essere «una cosa ovvia». In questi termini il comitato favorevole al testo ha lanciato oggi a Berna la volata finale in vista della votazione del prossimo 29 novembre.
L'iniziativa, depositata il 10 ottobre 2016, chiede che le imprese che hanno la loro sede statutaria, l'amministrazione centrale o il centro d'attività principale in Svizzera debbano rispettare, sia nella Confederazione che all'estero, i diritti umani riconosciuti e le norme ambientali internazionali.
Le grandi imprese - gli iniziativisti hanno citato ad esempio Glencore, Syngenta o LafargeHolcim - che non li rispettano saranno chiamate a rispondere dei danni causati, compresi quelli delle aziende che controllano economicamente senza parteciparvi sul piano operativo. Il testo è sostenuto da 130 organizzazioni, dalle Chiese e da diversi partiti politici (PS, Verdi, Verdi liberali, PBD e PEV).
Imprese si assumino la responsabilità - Secondo Dick Marty, ex consigliere agli Stati (PLR/TI) e copresidente del comitato d'iniziativa, «le imprese devono assumersi la responsabilità delle proprie azioni. È un principio centrale della nostra società e del nostro Stato di diritto che (...) chiunque causi danni deve risponderne».
Per Chantal Peyer, pure membro del comitato ed esperta in economia e diritti umani, «nei Paesi con strutture statali deboli, le persone che cercano di difendersi localmente sono spesso minacciate e il sistema giudiziario è corrotto. È quindi fondamentale che le persone danneggiate possano chiedere un risarcimento qui in Svizzera».
Sulla stessa lunghezza d'onda il professore di diritto e consigliere agli Stati Daniel Jositsch (PS/ZH): «Con questa iniziativa andiamo a colpire proprio quelle poche multinazionali che attualmente non rispettano i diritti umani e gli standard ambientali. E questo andrà a vantaggio di tutte le aziende svizzere, che oggi si trovano in una situazione di svantaggio competitivo perché operano in maniera rispettosa».
Anche l'ex consigliere nazionale Dominique de Buman (PPD/FR) sostiene l'iniziativa contro il parere del suo partito. «Per me e per la maggior parte della nostra base, questa iniziativa ruota attorno al nucleo dei nostri valori: la dignità umana. È chiaro che le multinazionali non possono più distogliere lo sguardo quando intere zone di terreno sono avvelenate o i minori sono costretti a fare lavori pericolosi».
Ultimi sondaggi - Stando agli ultimi sondaggi, una maggioranza di svizzeri sarebbe favorevole al testo. Il Consiglio federale e il parlamento riconoscono la fondatezza dell'iniziativa, ma ritengono che si spinga troppo lontano e la considerano pericolosa per l'economia. Sostengono invece il controprogetto che entrerà in vigore automaticamente se l'iniziativa fosse respinta.
Quest'ultimo - adottato da una maggioranza di centro-destra dopo una lunga battaglia alle Camere federali - non regolamenta esplicitamente la responsabilità delle case madri elvetiche per le imprese controllate all'estero.
Secondo la consigliera federale Karin Keller-Sutter, responsabile del Dipartimento federale di giustizia e polizia, il controprogetto potrebbe impedire alla Svizzera di ritrovarsi da sola ad applicare disposizioni come quelle previste dall'iniziativa. A suo avviso, in tempi incerti come quelli attuali, è meglio non fare esperimenti.
Tali argomenti sono stati contraddetti oggi dagli iniziativisti secondo cui Paesi quali la Francia, il Canada o i Paesi Bassi già applicano quanto propone l'iniziativa. Inoltre, l'Unione europea prevede di attuare una regolamentazione più severa dall'anno prossimo.