Il Comitato lancia la campagna contro gli esperimenti sugli animali in vista della votazione del 13 febbraio.
L'iniziativa chiede un divieto assoluto della ricerca che coinvolge esseri umani. Il Consiglio federale invita il popolo a bocciarla: «È troppo estrema».
BERNA - Il comitato promotore dell'iniziativa popolare "Sì al divieto degli esperimenti sugli animali e sugli esseri umani" ha lanciato la campagna in vista della votazione il 13 febbraio. La sperimentazione, insistono i promotori, fornisce solo «falso senso di sicurezza».
L'iniziativa chiede un divieto assoluto della sperimentazione animale e della ricerca che coinvolge esseri umani. Lanciato nel 2017 da un gruppo di cittadini sangallesi e sostenuto da oltre 80 organizzazioni, prevede anche d'impedire l'importazione di prodotti che si basano su questi test.
Oltre a esporre ragioni etiche, i promotori hanno sostenuto che gli esperimenti sugli animali sono inefficaci: il corpo di un animale differisce troppo da quello di un essere umano perché si possano ottenere conoscenze rilevanti da essi. Di 100 sostanze attive risultate promettenti nel corso di esperimenti su animali, 95 hanno fallito negli studi sull'uomo, affermano. Secondo il comitato, gli esperimenti su animali in realtà impediscono il progresso, favorendo una ricerca incompleta ed esonerando l'azienda produttrice dalle sue responsabilità.
Anche le cosiddette sperimentazioni umane dovrebbero essere vietate. Secondo il comitato promotore dell'iniziativa, i risultati tali studi forniscono solo valori medi di un «campione» poco rappresentativo dell'insieme dei malati e non offrono alcuna sicurezza.
Infine, l'iniziativa chiede agli approcci sostitutivi che non prevedono esperimenti sugli animali venga garantito almeno lo stesso sostegno statale precedentemente accordato alla sperimentazione animale.
Alla conferenza stampa è emerso uno scetticismo di fondo verso la ricerca e la pratica medica. La dottoressa Regina Möckli, membro del Comitato di sostegno, ha citato ad esempio lo scandalo del talidomide, un farmaco venduto negli anni '50 e '60 destinato alle donne in gravidanza, poi ritirato perché provocava malformazioni al feto.
Tra i sostenitori dell'iniziativa popolare ci sono rappresentanti del PS e dei Verdi e gruppi di protezione degli animali, ma non la Protezione svizzera degli animali (PSA). Governo e Parlamento raccomandano di respingere l'iniziativa che ritengono estrema. A loro avviso il divieto assoluto di sperimentazioni avrebbe pesanti ripercussioni sullo sviluppo di nuovi farmaci, terapie e sostanze chimiche, ma anche sulla didattica scientifica e la ricerca fondamentale.
Non ci sarà nessun un «divieto assoluto di ricerca», ribattono i promotori. A loro avviso ci sono molte possibilità per saperne di più sulle singole persone e sui pazienti senza doverli trattare come cavie: dalle tecniche con questionario, alle osservazioni, agli esperimenti con rifiuti biologici chirurgici o donazioni di sangue e altri (è richiesto il consenso informato).