Non tutti i media verranno aiutati. 20 minuti e Tio non riceveranno sostegni. Ne abbiamo parlato con Simonetta Sommaruga
Durante la chiacchierata la Consigliera federale ci ha pure svelato il suo giornale preferito e il perché questa legge sui media va difesa. «I giornali e le radio locali si sono indeboliti, senza questo pacchetto diversi non ce la farebbero».
BERNA - Il prossimo 13 febbraio il popolo svizzero è chiamato a esprimersi sul pacchetto di misure a sostegno dei media. Esso mira a rafforzare e a sostenere soprattutto quelle entità locali e regionali che senza un aiuto concreto della Confederazione rischierebbero di scomparire. 20 Minuten, come anche 20 minuti e Tio di quelle sovvenzioni non vedranno nemmeno l'ombra. Ne abbiamo parlato con la Consigliera federale Simonetta Sommaruga, che del pacchetto di misure a favore dei media è una gran sostenitrice.
Qual è il giornale che preferisce?
«Sono soprattutto un'amante della radio. Amo ascoltarla alla mattina. In seguito durante la settimana leggo il Bund e la Berner Zeitung, ovvero i giornali della mia regione. Durante il weekend, invece, preferisco informarmi sul tablet».
Legge anche “20 Minuten”?
«Certamente. Lo leggo sempre quando prendo il treno o il tram».
Si innervosisce quando legge qualcosa che la riguarda?
«Se ho rilasciato io stessa un'intervista, so già che cosa ho detto».
I sondaggi (qui trovi quello di Tamedia) indicano che il popolo boccerà il pacchetto di misure a favore dei media. Si aspetta una sconfitta?
«Se gli svizzeri si rendessero conto che una bocciatura danneggerebbe molto anche loro, allora la proposta potrebbe avere una possibilità. I nostri giornali e le nostre radio locali sono state indebolite dai grandi gruppi mediatici stranieri che sottraggono loro i proventi della pubblicità. Se non supportiamo subito i nostri media, ne spariranno diversi altri. E nel contempo scomparirebbe la cronaca locale delle regioni interessate».
In un momento come questo è però difficile far accettare nuovi sussidi
«Non è un nuovo sussidio. Il finanziamento dei giornali esiste da 170 anni, principalmente per i piccoli media locali. Sono quelli che soffrono di più e che riceverebbero il maggior sostegno dal pacchetto di misure. Si tratta di salvare la cronaca locale. Quella che parla della scuola del paesino o dell'ospedale della regione. I media locali - come il "Sempacher Woche" o il "Willisauer Bote" fanno questo. Se non ci fossero più chi li sostituirebbe? Chi darebbe notizie locali? Google e Facebook non riportano quel che succede a Entlebuch e Willisau» (due comuni del Canton Lucerna, ndr).
20 Minuten (come anche 20 minuti e Ticinonline) raggiunge e informa molte persone. Ma essendo gratuito non rientra tra i giornali aiutati dal pacchetto. Non lo trova ingiusto?
«Questo modello di sostegno della stampa è collaudato da tempo. Da sempre vi è la riduzione sui prezzi di distribuzione per i quotidiani e settimanali in abbonamento. In futuro verranno sostenuti anche i media online co finanziati dai propri lettori (ovvero che pagano un abbonamento per leggere gli articoli, ndr). Ma anche 20 Minuten non rimarrà a mani vuote. Il pacchetto prevede infatti il sostegno alle agenzie di stampa (che mettono a disposizione di altri media informazioni da tutta la Svizzera, ndr), e il potenziamento della formazione dei giornalisti».
I media potranno ancora essere critici verso uno Stato che li sovvenziona?
«Certamente. E la prova la fornisce il tempo. Sono 170 anni che i media vengono sovvenzionati, fin dall'Istituzione dello Stato federale».
Ma prima non venivano effettuati in contanti...
«Questo pacchetto rafforza l'indipendenza dei media. Perché media con maggiori mezzi e con risorse sufficienti possono essere maggiormente indipendenti da inserzionisti e finanziatori. Inoltre, questo modello di finanziamento si rifà al mercato. Chiunque abbia un pubblico disposto a pagare sarà supportato».
La legge è limitata a un periodo di sette-dieci anni. I media saranno nuovamente abbastanza forti dopo questo lasso di tempo?
«Quel che è certo è che i media vanno aiutati in fretta. Soprattutto un giornale locale, poiché se esso muore, è perso»
La morte di un giornale cosa suscita in lei?.
«I miei genitori erano abbonati al “Vaterland” e al “Giornale del Popolo”, mio padre era ticinese. Entrambi i giornali non esistono più. Tanti subiscono il colpo e sono addolorati quando i giornali della propria regione scompaiono o vengono fusi. Per fermare questa tendenza è necessario dire "sì", il prossimo 13 febbraio, al pacchetto di misure a favore dei media».
Durante la pandemia le fake-news l'hanno fatta da padrone. Questo ha danneggiato i media?
«No. Al contrario. Soprattutto durante questa pandemia, molte persone sono state liete di avere giornali e radio locali su cui poter fare affidamento, che ricercavano, classificavano e presentavano diversi punti di vista. I media sono stati un'ancora importante, soprattutto durante la pandemia».