La candidata alla successione di Maurer aveva dichiarato (falsamente) di non possedere il passaporto britannico.
BERNA - La mancanza di chiarezza rischia di costare caro alla consigliera di stato nidvaldese Michèle Blöchliger, dell'UDC, finora l'unica donna candidata alla successione di Ueli Maurer in Consiglio federale. Diversamente da quanto dichiarato pubblicamente il 17 di ottobre, giorno dell'annuncio della sua candidatura ai media, possiede anche la cittadinanza britannica, come scoperto dal "Tages-Anzeiger".
Il suo partito sospetta i binazionali di scarsa lealtà verso la Svizzera. Questo "passo falso" potrebbe rivelarsi fatale per la consigliera di stato.
Bilingue tedesco-inglese, figlia di padre svizzero e madre inglese, Blöchliger aveva dichiarato di non possedere il passaporto britannico e che le indicazioni contenute sulla pagina Wikipedia che la concerne, secondo cui non deteneva la doppia cittadinanza, non erano corrette.
Una versione contestata dal foglio zurighese, tanto che la stessa ministra nidvaldese è corsa subito ai ripari ammettendo la doppia cittadinanza, che a suo dire non ha mai significato molto, pur non possedendo un passaporto britannico valido. Di questo "incidente" si trova già traccia su Wikipedia, in cui si legge che la stessa Blöchliger si sarebbe scusata con l'enciclopedia online.
Il tema della cittadinanza dei magistrati è caro all'UDC, che ne ha fatto una questione di principio e un cavallo di battaglia, presentando nel recente passato atti parlamentari affinché ai consiglieri federali fosse vietata la doppia o tripla cittadinanza. L'argomento aveva occupato la cronaca politica poco prima dell'elezione del ticinese Ignazio Cassis in Consiglio federale nel 2017, praticamente costretto a rinunciare alla cittadinanza italiana.
Nel 2018, l'attuale presidente dell'UDC, Marco Chiesa, aveva poi presentato un'iniziativa parlamentare per vietare ai consiglieri federali di avere più di un passaporto. Ma nel dicembre di quell'anno, il Consiglio nazionale aveva respinto per 125 voti a 64 l'atto parlamentare con cui si voleva restringere l'accesso all'esecutivo ai soli cittadini svizzeri. Secondo la maggioranza, non vi è motivo di dubitare della lealtà di un Consigliere federale al beneficio della doppia nazionalità.