Per pochi voti, un voltafaccia inatteso: il Parlamento non ha dato seguito alla proposta del Consiglio federale
BERNA - Clamoroso voltafaccia oggi al Consiglio nazionale. Per una manciata di voti - 97 voti a 92 e una astensione - la Camera del popolo ha deciso che le rendite AVS/AI per il 2023 e il 2024 non vanno adeguate interamente al rincaro.
Tra i deputati ticinesi, hanno votato a favore dell'entrata nel merito gli esponenti del Centro Fabio Regazzi e Marco Romano, il PS Bruno Storni e la Verde Greta Gysin. Contrari al progetto Lorenzo Quadri (Lega, gruppo UDC), Piero Marchesi (UDC), Rocco Cattaneo (PLR) e Alex Farinelli (PLR).
Il progetto elaborato in tutta fretta dal Consiglio federale dopo che lo stesso Nazionale aveva adottato una mozione in tal senso solo nel settembre scorso, deve ancora essere esaminato dal Consiglio degli Stati. Tenuto conto dei rapporti di forza alla Camera dei cantoni, il dossier è praticamente «morto».
A far pendere la bilancia verso il "no" oggi al Nazionale sono state considerazioni legate al momento delicato per le finanze federali; la destra, in particolare, ha sostenuto che l'incremento delle rendite sarebbe stato modesto per gli interessati per una misura i cui costi sono stimati dal governo per l'AVS in 418 milioni di franchi per il biennio 2023-2024, di cui 54 milioni a carico dell'AI.
Dal Centro e dalla sinistra si sono invece alzate voci a favore di un completo adeguamento al rincaro, invece che solo parziale come già deciso dal Consiglio federale, sostenendo la necessità di rafforzare ulteriormente il potere d'acquisto dei pensionati, tenuto conto dei costi energetici in crescita, per non parlare degli affitti e dei premi malattia.
Il progetto di legge prevede che i beneficiari di AVS e AI ricevano tra i 7 e i 14 franchi in più al mese nel 2023 fino al prossimo adeguamento delle pensioni previsto per il 1° gennaio 2025. Tale incremento straordinario si aggiunge al regolare adeguamento delle pensioni che il Consiglio federale effettua ogni due anni sulla base dell'indice misto, che tiene conto dell'andamento dei salari e dei prezzi.
L'ultimo adattamento è avvenuto il 1° gennaio scorso; la pensione minima è stata aumentata di 30 franchi al mese e quella massima di 60 franchi al mese. Si tratta di una correzione al rialzo del 2,5%, per un'inflazione stimata del 2,8% per il 2022.