La commissione preparatoria del Consiglio nazionale è stata incaricata di presentare un testo alternativo a quello proposto dai Giovani PLR.
BERNA - La commissione preparatoria del Consiglio nazionale deve presentare un controprogetto indiretto all'iniziativa "Per una previdenza vecchiaia sicura e sostenibile (Iniziativa sulle pensioni)", che chiede di portare per tutti l'età pensionabile a 66 anni, così da prevedere un freno all'indebitamento per l'AVS. Lo ha deciso oggi di misura - 93 voti a 92 e un'astensione - la Camera del popolo.
L'iniziativa - L'iniziativa, ricordiamo, era già stata respinta dal Consiglio degli Stati lo scorso mese di marzo. Lo scopo del testo promosso dai Giovani PLR è migliorare la situazione finanziaria dell'AVS. Stando alla proposta di modifica costituzionale, l'età di pensionamento - attualmente fissata a 65 anni per tutti dopo la riforma AVS 21 adottata dal popolo nel settembre del 2022 - dovrebbe venir innalzata a tappe di due mesi all'anno per entrambi i sessi, fino ad arrivare ai 66 anni nel 2032. In seguito, dovrebbe automaticamente aumentare di 0,8 mesi per ogni mese di aspettativa di vita supplementare. In base alle previsioni attuali, i promotori stimano che l'età pensionabile salirà a 67 anni nel 2043 e a 68 nel 2056.
Controprogetto al fotofinish - Oggi in aula, dopo quasi cinque ore di dibattiti che lasciavano presagire un semplice rifiuto secco al testo, l'UDC ha cambiato posizione, sostenendo PLR e Verdi liberali nel loro tentativo di proporre un controprogetto. In due tempi (il primo voto, che aveva visto prevalere il "no" grazie al voto decisivo del presidente del Nazionale Martin Candinas (Centro/GR), è stato annullato grazie a una mozione d'ordine), questa soluzione ha dunque prevalso al fotofinish.
«Iniziativa inopportuna» - Al netto del colpo di scena finale, gran parte dei deputati intervenuti durante la lunga discussione hanno ritenuto «inopportuno» tornare parlare di un nuovo innalzamento dell'età pensionabile solo pochi mesi dopo l'approvazione del progetto AVS, anche se il finanziamento a lungo termine dell'assicurazione per la vecchiaia e per i superstiti non è garantito. In aula è stato poi ricordato che, su mandato del Parlamento, il Consiglio federale dovrà già adottare entro fine 2026 una nuova riforma, con la quale poter elaborare una soluzione equilibrata comprendente diverse misure. «Altri aumenti dell'età pensionabile non sono né consoni né realistici», ha detto la relatrice commissionale Barbara Gysi (PS/SG). «C'è un grave problema di timing, non si possono richiedere ulteriori sacrifici che rischiano di irritare la popolazione», le ha dato man forte, sempre a nome della commissione preparatoria, Benjamin Roduit (Centro/VS).
PLR isolato - Come prevedibile, i liberali radicali si sono ritrovati isolati nel sostegno all'iniziativa, che Philippe Nantermod (PLR/VS) ha definito «ragionevole e responsabile: bisogna avere il coraggio di votarla. L'AVS sta per fallire». Il vallesano ha inoltre sottolineato che diversi Paesi europei prevedono a loro volta di incrementare l'età per la pensione. «Se non facciamo niente, chi ha meno di 65 anni corre il rischio di non poter ricevere alcuna rendita», ha avvertito Andri Silberschmidt (PLR/ZH). «Per ora la politica ha messo solo cerotti per 5-6 anni, senza risolvere davvero il problema», lo ha appoggiato il ticinese Alex Farinelli (PLR), secondo cui in futuro «mancheranno centinaia di miliardi di franchi».
Aspettativa di vita nel mirino -Ma i loro colleghi alla Camera del popolo non hanno voluto sentire ragioni. «Avevamo detto che non avremmo più discusso di nuovi aumenti dell'età di riferimento e vogliamo mantenere questa promessa», ha affermato Christian Lohr (Centro/TG). Nel mirino anche il meccanismo, previsto dall'iniziativa, stando al quale andamento della speranza di vita ed età di pensionamento andrebbero a braccetto. «Ancorare questo automatismo nella Costituzione paralizzerebbe il Consiglio federale. E a noi serve un governo agile», ha argomentato una delle new-entry in Parlamento, Thomas Bläsi (UDC/GE). Il criterio dell'aspettativa di vita è stato criticato da parecchi deputati, che fra le altre cose hanno messo in risalto come essa non sia uguale per ogni svizzero. «È di cinque anni più alta per un abitante nel canton Zugo rispetto a uno del canton Glarona», ha fatto notare Natalie Imboden (Verdi/BE), precisando che ci sono pure differenze significative fra le varie professioni.
«Non conta il momento in cui si muore, ma finché si resta in salute e in questo caso la media è sui 70 anni», ha aggiunto Léonore Porchet (Verdi/VD). A sinistra si è poi rimarcato come l'iniziativa sia retrograda e iniqua: «Chi guadagna di più andrà in pensione prima perché se lo può permettere, è un sistema a due classi», ha dichiarato Sandra Locher Benguerel (PS/GR). «Già ora il 40% di chi ha i mezzi si ritira in anticipo», ha confermato François Pointet (Verdi liberali/VD).
Anche Berset dice no - Ugualmente contrario al testo il governo. Per il consigliere federale Alain Berset «non sono necessarie altre misure, siamo già impegnati con l'attuazione del progetto AVS 21 fino al 2028». Sul tema «siamo in un processo continuo di riforma, i lavori si susseguono», ha proseguito il ministro, mettendo in dubbio l'utilità dell'iniziativa ora come ora.
Sorpresa finale - Quando tutto sembrava portare a una chiara bocciatura dell'iniziativa senza proposte alternative, ecco la sorpresa targata UDC, con i democentristi che hanno infine deciso di far fonte comune con PLR e Verdi liberali in favore dell'elaborazione di un controprogetto indiretto che preveda l'introduzione di un freno all'indebitamento del primo pilastro, lasciando di stucco sinistra e Centro. «Il finanziamento delle rendite dei baby boomer è problematico. La solidarietà fra generazioni non è più garantita», ha motivato Melanie Mettler (PVL/BE). La Camera del popolo si pronuncerà formalmente sull'iniziativa e sul futuro controprogetto durante una delle prossime sessioni.