Il Governo ha compiuto i passi necessari per far sì che una vicenda simile non si ripeta: «Eliminate le lacune emerse nell'amministrazione».
COIRA - Il Governo grigionese ha dichiarato chiusa l'analisi e compiuti i passi necessari in merito al cartello edilizio della Bassa Engadina che ha operato tra il 2004 e il 2012. Le lacune emerse nell'amministrazione cantonale sono state eliminate.
Le raccomandazioni della Commissione parlamentare d'inchiesta (CPI) e quelle scaturite dalle indagini amministrative sono state attuate negli uffici interessati, ha comunicato oggi l'esecutivo cantonale in un comunicato. «Per il Governo il processo di rielaborazione completo è così concluso».
La CPI era giunta alla conclusione che né l'amministrazione né il Governo erano stati attivamente coinvolti nel cartello. Tuttavia, membri dell'amministrazione e anche dell'esecutivo cantonale avevano almeno sospettato la fissazione dei prezzi nell'industria delle costruzioni, ma avevano fatto ben poco per combatterla.
La CPI aveva riscontrato una violazione dei doveri solo nel caso di tre dipendenti dell'Ufficio tecnico cantonale. Questi non avevano reagito «adeguatamente» non dando seguito alle indicazioni del segnalatore di illeciti (whistleblower) Adam Quadroni, membro del cartello e informatore.
Il cartello grigionese - Nel 2019 la Commissione della concorrenza (COMCO) - nel contesto della cosiddetta appaltopoli grigionese, smascherata nel 2017 - ha concluso inchieste sul settore edile nei Grigioni, in particolare nella Bassa Engadina, accertando e sanzionando diverse infrazioni al diritto dei cartelli commesse dalle imprese coinvolte nel periodo tra il 2004 e il 2012. Il gendarme della concorrenza aveva appurato che dodici imprese si erano accordate per "pilotare" gli appalti di lavori stradali, ripartendosi i progetti di costruzione e fissando il prezzo delle offerte. Centinaia di progetti per un ammontare superiore a 190 milioni di franchi erano stati così manipolati. Vittime degli accordi sono stati il Cantone e i Comuni. Gli accordi illeciti in Bassa Engadina sono il più importante caso di manipolazione del mercato nel settore delle costruzioni scoperto finora in Svizzera. Nel giugno 2019 le imprese hanno raggiunto un accordo con il Cantone su pagamenti per un totale di 5-6 milioni di franchi. Anche i Comuni hanno ricevuto indennizzi. Nel 2020 il Cantone ha raggiunto un accordo con Implenia Svizzera, una delle società coinvolte nel cartello. L'impresa ha regolato la sua posizione con il pagamento di circa un milione di franchi. Complessivamente i versamenti compensativi a Cantone e a Comuni delle imprese coinvolte nelle indagini sono ammontati a circa nove milioni di franchi.