Cantoni, Università e partiti criticano il tetto massimo imposto dal Consiglio federale per il 2025-28: «Ne va della competitività svizzera»
BERNA - Trenta miliardi per la formazione sono troppo pochi: il Consiglio federale vuole mettere a disposizione un massimo di 29,7 miliardi di franchi per l'educazione, la ricerca e l'innovazione (ERI) nel periodo 2025-2028, ma secondo i cantoni e le università il finanziamento è insufficiente. Ne va della competitività della Svizzera, affermano.
Il messaggio ERI attualmente in discussione è il primo a essere posto in procedura di consultazione: il termine per esprimersi scadeva oggi. Il tema dovrebbe essere presto affrontato dal governo, per poi essere presentato al parlamento nel 2024.
Tutti gli operatori sono concordi nell'affermare che, di fronte alle pressioni internazionali, il mantenimento dell'attrattiva della Svizzera come piazza economica e di ricerca è da considerare una priorità. Vi è però chi ritiene che l'obiettivo di crescita annua media dei finanziamenti del 2% in termini nominali non tenga conto dell'inflazione e delle nuove sfide.
«L'attuale progetto presentato dalla Confederazione è caratterizzato da tagli di bilancio», critica la Conferenza delle direttrici e dei direttori cantonali della pubblica educazione (CDPE), che auspica un aumento dei finanziamenti di almeno il 2,5% per il 2025-2028. «Non compensando l'inflazione, la Confederazione sta scaricando il rischio finanziario sui cantoni».
Vengono anche chiesti più fondi federali per la formazione professionale. «Questo settore è in gran parte regolato dalla Confederazione, mentre i cantoni sostengono il 75% dei costi», continua la CDPE. L'organismo auspica inoltre che i contributi federali di base alle università non vengano toccati.
Per Swissuniversities - l'organizzazione degli atenei - i contributi proposti porteranno a «un doloroso smantellamento dei servizi». Tanto più che è prevista una crescita del numero di studenti, pari in media all'1,3% annuo per le università e all'1,4% per le scuole universitarie professionali nel periodo in questione.
Il Consiglio dei politecnici federali teme da parte sua un deficit di oltre 80 milioni di franchi all'anno a partire dal 2024 a causa dei risparmi decisi dal governo. I politecnici hanno bisogno di finanziamenti federali stabili per adempiere alla loro missione e formare la forza lavoro specializzata di cui c'è grande bisogno, viene argomentato.
Il messaggio ERI non tratta peraltro i crediti legati ad accordi internazionali o che sono oggetto di richieste separate al parlamento, come le misure transitorie legate alla mancata associazione a Horizon Europe. I partner consultati ribadiscono che il ritorno a pieno titolo della Confederazione in Horizon deve rimane una priorità.
A livello partitico, a sinistra PS e Verdi affermano che il bilancio raggiungerà a malapena gli obiettivi. Un aumento annuo dei contributi del 2% in termini nominali compenserà al massimo il rincaro, ma non permetterà di avviare nuovi progetti.
Il PLR sostiene che «l'istruzione, la ricerca e l'innovazione sono le risorse più importanti del nostro paese», chiedendo al contempo «finanziamenti ragionevoli»: sì quindi al 2%. Secondo il partito i partenariati tra l'economia e gli istituti di ricerca devono essere al centro del sistema.
Da parte sua Il Centro deplora l'assenza di piani di promozione della formazione continua, nonostante il governo ne abbia fatto una priorità. La risposta dell'UDC alla consultazione non è disponibile.