La richiesta del consigliere nazionale attraverso una mozione: «Proteggere i minorenni da interventi di cambiamento di sesso avventati»
«Contrastare l’ideologia gender imposta anche ai più giovani, e proteggere in prima linea i minorenni, ma non solo, da operazioni avventate ed irreversibili di cambiamento di sesso». Questo, in buona sintesi, il contenuto della mozione del consigliere nazionale Lorenzo Quadri inoltrata al Consiglio federale.
Secondo Quadri, infatti, negli ultimi tre anni le operazioni di cambiamento di sesso sono più che duplicate. «Solo per l’anno 2022 se ne contano quasi 500», sottolinea (486 secondo l'Ufficio federale di statistica contro i 221 interventi dell'anno precedente e gli 80 di quello prima). «Un record - prosegue - che fa stato di un business in continua crescita, e che deve porre degli interrogativi. Specie in considerazione del fatto che il 54% dei pazienti aveva tra i 15 e ed i 24 anni». Molti, «troppi» secondo il leghista, i minorenni.
Anche perché, fa notare, trattasi di interventi che «comportano operazioni chirurgiche altamente invasive». «Parallelamente - aggiunge Quadri - aumenta anche il numero di quanti si sono pentiti del passo compiuto, ed intraprendono pertanto un percorso di “detransizione” che però ben difficilmente può essere completa, poiché molte delle modifiche effettuate sono irreversibili».
Insomma, l’impennata degli interventi - ed anche dei pentiti – preoccupa il consigliere nazionale. «È allarmante l’elevato numero di operazioni di cambiamento di sesso praticate (con leggerezza?) sui minorenni». «Questa situazione - aggiunge - non può che essere la conseguenza dell’ideologia gender, propinata ormai anche ai bambini, oltre che, presumibilmente, di un’impostazione medica che sottovaluta l’aspetto psicoterapeutico, mettendo al centro la “voglia di cambiamento” del paziente senza indagare a sufficienza i motivi che lo spingono a compiere un passo irreversibile, di cui in seguito molti si pentono».
Quadri chiede quindi che vengano messi in campo «gli strumenti atti a proteggere in prima linea i minorenni (ma non solo) da operazioni avventate da cui non c’è poi ritorno, ed in generale tornare ad attribuire il dovuto peso al trattamento psicoterapeutico di persone affette da presunta “disforia di genere”».