L'interpellanza sui crediti Covid inoltrata da Lorenzo Quari al Consiglio federale.
BERNA - «Gli abusi nei crediti covid rischiano di costare cari al contribuente». Inizia con queste parole l'interpellanza inoltrata dal consigliere nazionale Lorenzo Quadri (Lega dei Ticinesi) nell'ambito degli abusi nei credit Covid, elargiti durante la pandemia dalla Confederazione. Tra il 26 marzo e il 31 luglio 2020, le banche hanno distribuito «oltre 16 miliardi di franchi, a tasso zero. Per i prestiti fino ai 500mila franchi - ricorda Quadri - la garanzia federale era integrale. Dunque, la banca erogatrice non rischiava nulla. Per cifre superiori al mezzo milione, la garanzia federale era invece dell’85%. Una parte di rischio rimaneva a carico dell’istituto di credito».
Somme inferiori ai 500mila franchi
«Non sorprende - continua - che la stragrande maggioranza delle richieste riguardasse somme inferiori ai 500mila franchi, che venivano elargite senza controlli, il che ha – come ampiamente prevedibile – spalancato la porta agli abusi.
Già nei mesi scorsi, la NZZ ipotizzava malversazioni per oltre 1.7 miliardi di franchi, ovvero circa l’11% dei fondi erogati.
Dalla stampa si è di recente appreso che la SECO sarebbe in affanno con i controlli sui presunti abusi negli aiuti erogati durante la pandemia. Dato che nel 2025 subentrerà la prescrizione, dopo tale data per la Confederazione non sarà più possibile avanzare alcun tipo di rivalsa. È quindi evidente che lo Stato rischia perdite ingenti», scrive.
Ecco cosa chiede Lorenzo Quadri: