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SVIZZERAL'immunità della consigliera Prelicz-Uber non si tocca

27.06.24 - 17:04
La Commissione degli affari giuridici (CAG-S) degli Stati ha respinto la richiesta del Ministero pubblico del Canton Berna.
Foto Keystone
Fonte ats
L'immunità della consigliera Prelicz-Uber non si tocca
La Commissione degli affari giuridici (CAG-S) degli Stati ha respinto la richiesta del Ministero pubblico del Canton Berna.

BERNA - L'immunità della consigliera nazionale Katharina Prelicz-Huber (Verdi/ZH) non sarà revocata. La Commissione degli affari giuridici (CAG-S) degli Stati ha seguito il parere della Commissione dell'immunità del Nazionale e, all'unanimità, ha respinto una richiesta presentata dal Ministero pubblico del Canton Berna.

Quest'ultimo voleva avviare un procedimento penale contro la parlamentare zurighese per sospetta violazione della legge federale contro la concorrenza sleale e per sospetta diffamazione. La consigliera nazionale ecologista era accusata di aver sollecitato l'Ufficio federale delle assicurazioni sociali (UFAS) e la Commissione federale per la garanzia della qualità delle perizie mediche (COQPM) a interrompere immediatamente l'assegnazione di contratti alla società PMEDA e a redigere un rapporto di valutazione in tal senso, hanno indicato oggi in una nota i servizi del Parlamento.

Secondo la commissione, Prelicz-Huber ha agito nell'ambito del suo mandato politico. La zurighese ha espresso a più riprese critiche nei confronti delle valutazioni delle perizie AI elaborate da PMEDA. Ha utilizzato gli strumenti parlamentari per richiamare l'attenzione sulle carenze e per porre al Consiglio federale domande critiche sulle perizie dell'azienda.

Per la commissione, solo grazie al suo statuto di consigliera nazionale Prelicz-Huber ha potuto intervenire personalmente nella vicenda presso la direzione dell'UFAS. All'unanimità la commissione ha quindi deciso di non revocare la sua immunità.

I deputati sarebbero fortemente limitati nell'esercizio delle loro funzioni ufficiali se dovessero temere di essere sottoposti a procedimenti penali nel caso in cui facessero domande imbarazzanti, segnalassero malfunzionamenti o suggerissero di effettuare controlli di qualità. In questo caso, l'interesse pubblico al buon funzionamento del Parlamento prevale sugli interessi legati a un perseguimento penale.

La decisione è quindi definitiva, viene precisato nella nota.

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