Secondo l'USS, con la modifica di legge, i pazienti dovranno sborsare fino a 1300 franchi in più per gli interventi chirurgici comuni
ZURIGO - Riforma dell'Efas? «Sbagliata e pericolosa». La definisce così Pierre-Yves Maillard, presidente dell'Unione sindacale svizzera e membro del Consiglio degli Stati (PS), la modifica della legge federale sull’assicurazione malattie (LAMal) in votazione il prossimo 24 novembre. «In futuro, i pazienti dovranno pagare molto di più per i trattamenti comuni in ospedale. Anche di diverse centinaia di franchi», ha detto alla SonntagsZeitung.
Stando ai calcoli riportati dei sindacati, infatti, si stima che con la riforma sul finanziamento uniforme delle prestazioni (Efas) i pazienti svizzeri si ritroveranno a dover sborsare di tasca propria fino a 1300 franchi in più per le operazioni più comuni. Questo perché ticket e franchigia non saranno più calcolati sul contributo dell'assicurazione sanitaria ai costi ospedalieri, pari all'attuale 45%. Bensì alla totalità dei costi. La riforma prevede una formula standardizzata tale per cui le assicurazioni malattia copriranno il 72,9% dei costi netti, mentre il resto sarà a carico dei Cantoni.
Facendo un esempio concreto, nel caso di un comune intervento chirurgico come la rimozione della cistifellea a causa di calcoli biliari, a fronte di una spesa complessiva di circa 7300 franchi, i pazienti dovranno sostenere costi aggiuntivi (alla quota attuale) pari a 400 franchi. Indipendentemente dalla franchigia e a condizione che non si sottopongano ad altri trattamenti costosi nel corso dello stesso anno. In altri termini, dopo la riforma, i pazienti con la franchigia bassa pagheranno in tutto 1000 franchi invece di 600 franchi. Quelli con la franchigia più alta 2.980 franchi invece degli attuali 2.580 franchi. Una dinamica che verosimilmente si verificherà per tutti gli interventi chirurgici più comuni: artroprotesi, appendicectomia, ecc.
Ma su che base i pazienti si ritroveranno a dover pagare di più? Secondo il domenicale non è così chiaro come vogliono dipingerlo i sindacati. Secondo loro chi ha la franchigia di 2500 franchi potrebbe infatti dover sborsare fino 1300 franchi in più per interventi minori rispetto a oggi. Sul sito della Confederazione invece viene riportata tutt'altra versione. Con la modifica alla legge, «per i pazienti e gli assicurati non cambierà molto. I pazienti dovranno continuare a trasmettere le fatture dei fornitori di prestazioni agli assicuratori, che rimborseranno i costi dopo aver dedotto la partecipazione ai costi. Quest’ultima consisterà sempre nella franchigia scelta e nell’aliquota percentuale del 10 per cento, fino a un importo massimo di 700 franchi. La partecipazione ai costi massima rimarrà dunque invariata», viene specificato.
Malgrado ciò, i proponenti sostengono che la riforma sia importante, soprattutto per ridurre i costi ormai fuori controllo. In particolare si punta a incentivare i trattamenti in regime ambulatoriale piuttosto che di ricovero. «Il potenziale è enorme», ha commentato l'economista sanitario Willy Oggier. Attualmente - spiega - meno del 10% delle ernie inguinali vengono operate in regime ambulatoriale. Un tipo di intervento che costa circa 5800 in regime di ricovero e solo 4200 franchi per quelli ambulatoriali. Una metodologia già adottata al di fuori dei confini elvetici e che comporterebbe un risparmio notevole.