Per il Consiglio federale si deve far affidamento sulla costituzione di riserve private
BERNA - Il miglioramento della protezione sociale dei lavoratori autonomi passa attraverso iniziative private. È il parere del Consiglio federale espresso in un rapporto adottato oggi, secondo cui un intervento pubblico si scontra principalmente con ostacoli tecnici.
A differenza dei lavoratori dipendenti, i lavoratori autonomi non sono coperti in caso di mancato guadagno, malattia o disoccupazione. Su richiesta del Parlamento, il Consiglio federale ha analizzato tre opzioni per migliorare la copertura previdenziale di chi lavora in proprio, rilevando comunque che esistono notevoli ostacoli alla loro attuazione.
L'assicurazione volontaria contro la disoccupazione sarebbe poco attrattiva, secondo l'esecutivo. Sono soprattutto le persone ad alto rischio che si assicurerebbero. I contributi sarebbero quindi elevati, stando all'esecutivo. Un'assicurazione obbligatoria non eliminerebbe gli incentivi indesiderati o i problemi di monitoraggio. Per le istanze di controllo sarebbe infatti difficile stabilire se la sottoccupazione sia "intenzionale" o meno.
L'integrazione dell'assicurazione contro la disoccupazione nel sistema delle Indennità per perdita di guadagno (IPG) sarebbe invece tecnicamente complessa. Inoltre, l'introduzione di una riserva obbligatoria comporterebbe una serie di svantaggi. In particolare, sarebbe difficile da imporre e monitorare.
Per tutte queste ragioni, il Consiglio federale fa affidamento sulla costituzione di riserve da parte degli stessi lavoratori indipendenti. Simili riserve sono essenziali per far fronte ai periodi di rallentamento dell'attività.
Durante la pandemia di coronavirus, il Consiglio federale ha introdotto un'IPG per i lavoratori autonomi tra marzo e settembre 2020. L'obiettivo? Compensare in parte la diminuzione del reddito per questa categoria di persone in seguito alle misure restrittive adottate dal governo.