Il macellaio e consigliere nazionale Udc Mike Egger punta il dito contro la nuova piramide alimentare. E chiede chiarezza.
BERNA - I macellai sono sul piede di guerra. O, meglio, uno fra tutti promette battaglia. «Siamo lo zerbino della Confederazione!», lamenta il consigliere nazionale Udc Mike Egger. E non si riferisce ai parlamentari, bensì a coloro che lavorano con la carne. Egger, macellaio qualificato, muove precise critiche nei confronti delle nuove raccomandazioni nutrizionali.
Da settembre l'Ufficio federale di sicurezza alimentare e di veterinaria (Usav) insieme alla Società svizzera di nutrizione (SSN) ha ritoccato la piramide alimentare. Il cambiamento più evidente? È sparita la bistecca (era al quarto gradino).
Al suo posto è comparso un petto di pollo, nascosto dietro tofu e legumi. Secondo le nuove raccomandazioni, la popolazione svizzera dovrebbe consumare carne «al massimo 2 o 3 volte a settimana» (inclusi pollame e carni lavorate).
L'irritazione di Egger - come riporta il Blick - non ha tardato a manifestarsi. Il consigliere nazionale ha quindi chiesto ai colleghi dell'Udc, del Plr e del Centro di appoggiarlo. Egger non è il solo a voler fare chiarezza sull'accaduto. Anche i colleghi Simone de Montmollin (Plr), Nicolò Paganini (Centro), oltre a numerosi cofirmatari, hanno chiesto al Consiglio federale un rapporto in cui vengano snocciolate le basi scientifiche dietro a questa decisione. Egger ne è certo: «L'Usav diffonde false informazioni».
Lo scetticismo del consigliere nazionale si accentua in riferimento alla tesi secondo cui un minor consumo di prodotti animali sia più sostenibile. Un minor numero di mucche e bovini, a suo modo di vedere, porterebbe invece all'abbandono di numerose aree verdi agricole.
Per Egger, poi, la carne è un alimento salutare capace di fornire un buon apporto di vitamina B12 e zinco, oltre che di proteine ad alto valore biologico, soprattutto se paragonato a quello dei legumi.
«Quanto più bassa è la percentuale di proteine animali, tanto maggiore è il rischio di un basso apporto proteico», afferma il nutrizionista Paolo Colombani. «E maggiore è il rischio di un consumo eccessivo di energia».
Per Colombani meno carne ha, paradossalmente, un impatto diretto anche sull'inquinamento ambientale. Perché - sottolinea - se le emissioni di gas serra venissero considerate in base al valore energetico anziché ai grammi, la carne improvvisamente non si troverebbe più nell'occhio del ciclone.