La netta presa di posizione del Consiglio Federale per bocca di Albert Rösti che invita la popolazione a respingerla il 9 febbraio prossimo.
BERNA - Una proposta estrema che «avrebbe conseguenze gravi per l'economia e la società».
Così ha descritto oggi il consigliere federale Albert Rösti l'Iniziativa per la responsabilità ambientale, che raccomanda a nome del Governo di respingere, al voto il prossimo 9 di febbraio.
L'iniziativa popolare - lo ricordiamo - chiede «che l'economia svizzera si sviluppi entro i limiti imposti dal pianeta» ovvero «che le attività economiche della Svizzera possano consumare risorse ed emettere sostanze nocive soltanto nella misura in cui le basi naturali della vita siano conservate».
«Il Consiglio federale e il Parlamento riconoscono la necessità di preservare le risorse naturali. Per contro, quanto proposto dall’iniziativa è considerato eccessivo, poiché comporterebbe nuovi divieti e prescrizioni per la popolazione e l’economia. Il Consiglio federale e il Parlamento raccomandano di respingere l’iniziativa», riporta in nota la Confederazione.
«La protezione dell'ambiente riveste grande importanza per il Consiglio federale», ribadisce in conferenza stampa da Berna lo stesso Rösti, ma l'approccio sostenuto dall'iniziativa avrebbe riprecussioni negative percepbili per popolazione ed economia.
«Quanto proposto dall’iniziativa è eccessivo e avrebbe ripercussioni di ampia portata per la popolazione e l’economia», ha dichiarato il capo del Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (DATEC).
«Accogliendo l’iniziativa, la Svizzera dovrebbe ridurre notevolmente l’impatto ambientale dei consumi interni entro dieci anni. Ciò richiederebbe un gran numero di prescrizioni, divieti o incentivi di ampia portata. I beni e i servizi destinati al mercato svizzero dovrebbero essere prodotti rispettando condizioni più severe rispetto a quelle previste per i beni destinati al mercato estero. Ci sarebbero restrizioni nei settori dell’alimentazione, dell'alloggio e della mobilità», conclude.