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Società di sicurezza private, permessi facili

Il direttore di Protectas Chiasso preoccupato da un mercato ormai saturo, e dai rischi dovuti dal non obbligo di formazione dei dipendenti. Pedrazzini ammette: “La legge va adeguata”. Inchiesta nel mondo delle società private di sorveglianza, per capire quanto è facile – per legge – ottenere un permesso ed aprire un’agenzia di sicurezza. In Ticino sono già 119.
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Società di sicurezza private, permessi facili
Il direttore di Protectas Chiasso preoccupato da un mercato ormai saturo, e dai rischi dovuti dal non obbligo di formazione dei dipendenti. Pedrazzini ammette: “La legge va adeguata”. Inchiesta nel mondo delle società private di sorveglianza, per capire quanto è facile – per legge – ottenere un permesso ed aprire un’agenzia di sicurezza. In Ticino sono già 119.
Di Andrea Leoni   LUGANO - Sono 119 in Ticino le agenzie che si occupano di investigazione, sorveglianza e trasporto valori. Un numero che appare sproporzionato per la realtà ticinese, anche se - è bene precisarlo - in quelle 119 aut...

 

LUGANO - Sono 119 in Ticino le agenzie che si occupano di investigazione, sorveglianza e trasporto valori. Un numero che appare sproporzionato per la realtà ticinese, anche se - è bene precisarlo - in quelle 119 autorizzazioni concesse dall'ufficio permessi del Dipartimento di Luigi Pedrazzini, rientrano anche i servizi di sicurezza interni di varie aziende. Come spiegare, in ogni caso, tanta fertilità nel mercato della sicurezza privata? Le ragioni principali sono due: in primo luogo il fatto che enti pubblici - sempre con maggiore frequenza - affidano ad agenzie di sicurezza privata incarichi quali, ad esempio, la gestione del traffico, la sorveglianza dell'ordine pubblico durante eventi culturali e sportivi o il controllo di stabili; la seconda ragione va ricercata nell'estrema facilità con la quale è possibile ottenere un permesso per operare in questo campo.

 

La legge cantonale sulle attività private di investigazione e sorveglianza - datata 8 novembre 1976 - infatti, richiede come presupposti per ottenere un'autorizzazione per operare nel settore -  come liberi professionisti o possibili datori di lavori - i seguenti criteri: bisogna essere cittadini svizzeri, avere terminato le scuole dell'obbligo, essere in possesso di un contratto d'assicurazione per la responsabilità civile, e non si deve essere stati condannati. Requisiti minimi insomma, caratteristiche in cui rientra la maggior parte della popolazione ticinese.

 

Il permesso è valido per tre anni e consente l'assunzione di personale. Per ogni impiegato è necessario richiedere - sempre allo stesso ufficio - un'autorizzazione individuale. Raramente il nulla osta non viene concesso dal Dipartimento così come, quasi mai, le istituzioni ritirano la licenza ai datori di lavoro. Questo - per la verità - potrebbe anche significare che tutte le agenzie svolgono il loro lavoro al meglio. Ma il dubbio rimane, soprattutto perché non esiste un organo che si occupa di monitorare la situazione. Ogni segnalazione d'illecito o di negligenze, infatti, avviene per conto di terzi.

 

L'ultimo punto - forse il più importante - che occorre sapere sulla legge che regola le società private di sicurezza, riguarda l'assunzione dei dipendenti. Secondo la normativa corrente, non è necessario che il personale assunto venga sottoposto ad una adeguata formazione. Ovviamente le aziende serie sottopongono gli impiegati ad un addestramento continuo e specifico, ma c'è anche chi non lo fa. E allora  viene da chiedersi  se, in un campo delicato e rischioso come quello della sicurezza, non sia comunque il caso che lo Stato imponga ai privati di istruire i propri dipendenti.

 

Per capirne qualcosa di più abbiamo affrontato la questione con il direttore di Protectas Chiasso Gugliemo Giannini, e con il Consigliere di Stato e direttore del Dipartimento degli interni Luigi Pedrazzini.

 

Guglielmo Giannini, direttore di Protctas  Chiasso

 

Qual'è la principale difficoltà che riscontrate nel mercato delle agenzie di sicurezza?

" Senza dubbio parliamo di un mercato saturo: sono veramente troppe le società in Ticino che si occupano di sicurezza. Questa situazione va a discapito delle ditte serie che svolgono queste mansioni da svariati anni e con un alto grado di professionalità. I prezzi che può offrire una delle svariate mini agenzie presenti sul nostro territorio - che operano in fin dei conti in modo dilettantistico - sono di molto inferiori ai nostri. Questo per il semplice fatto che i costi sono inferiori. A causa di questa situazione non ci perdono solo le aziende serie e preparate come la nostra, ma anche i clienti che per risparmiare rinunciano a un servizio di qualità “

 

Qual'è la causa di questa situazione?

"Sicuramente la causa principale è la legge attualmente in vigore: troppo permissiva, e che poco tutela la professionalità delle agenzie serie e qualificate".

 

Quanto è rischioso - a suo avviso - il fatto che per legge non sia imposto l'obbligo di formare i propri dipendenti?

"È rischiosissimo. Il campo della sicurezza è davvero molto vasto, ed è necessario che gli agenti siano adeguatamente preparati a gestire situazioni spesso molto complicate. Ovvio, finché non succede niente va bene così, ma il giorno - speriamo mai - che un dipendente di un servizio privato fa una cavolata perché non debitamente istruito, che facciamo? Questo è veramente un punto importante. Noi, ad esempio, facciamo svolgere continui corsi di formazione affinché il nostro personale sia sempre all'altezza della situazione".

 

Non crede che in un campo delicato e rischioso come il vostro, sia importante che venga fatto un monitoraggio più specifico - magari con un organo di controllo - anziché affidarsi alle sole segnalazioni di terzi?

"Sarebbe utile eccome, anche perché solitamente le segnalazioni cadono nel nulla. Intendiamoci, non voglio accusare nessuno in particolare, ma il fatto che alcune segnalazioni specifiche che io ho inoltrato alle sedi competenti si siano risolte in niente, è indicativo. Segnalano insomma, l'esigenza di avere qualcuno che si occupi del monitoraggio con più attenzione".   

 

 

Luigi Pedrazzini, direttore del Dipartimento degli interni

 

In Ticino sono 119 le agenzie di investigazione, sorveglianza e trasporto valori ( in queste 119 rientrano anche i servizi interni delle varie aziende). Non le sembrano un numero sproporzionato per il solo Ticino?

"Abbiamo in effetti constatato un aumento importante delle agenzie, determinato però soprattutto dalle esigenze del mercato. La richiesta aumenta (e non soltanto da parte di privati) e di conseguenze aumentano anche le persone attive nel settore. Questa evoluzione quantitativa non ritengo che possa costituire da sola un motivo di preoccupazione, sempre che non porti a abusi e irregolarità nell’esercizio dell’attività d’investigazione privata (sottolineo che l’aumento non è principalmente determinato da compiti d’investigazione classici, bensì da attività di controllo di vario genere)".

 

La legge del 1976 che regola i permessi, pone i seguenti quattro criteri per l'ottenimento della licenza: bisogna essere cittadini svizzeri, avere terminato le scuole dell'obbligo, essere in possesso di un contratto d'assicurazione per la responsabilità civile, e non si deve essere stati condannati. È vero che in altri cantoni non si legifera neppure su questo argomento, ma non le sembrano comunque "paletti" di selezione un po' troppo larghi?

"Si può discutere e come facciamo in altri ambiti cerchiamo di monitorare costantemente la situazione per proporre, se necessario, delle modifiche. L’adozione di “paletti” più stretti dovrà però essere giustificata da abusi accertati, da rischi reali legati alla mancanza di disposizioni più restrittive. La qualità delle prestazioni deve essere richiesta anche dai mandanti".

 

Ogni ditta ha bisogno di un permesso per ogni singola persona che assume. Tuttavia non ha l'obbligo di formare gli impiegati. Non crede che sia quanto meno rischioso affidare dei compiti di sicurezza a persone non debitamente formate?

"Dipende dall’attività che viene svolta. L’esperienza fatta ci induce a ritenere che le agenzie, soprattutto le più importanti, investono nella formazione. Sono disponibile a valutare l’introduzione di norme che rendano necessario, a dipendenza dell’attività, un minimo di formazione (l’occasione è data anche da quanto si sta muovendo a livello federale per mettere ordine nei diplomi professionali nel campo della sicurezza)".

 

Sulle società di vigilanza non esiste un organo di sorveglianza. Qualsiasi intervento è dettato da segnalazioni di terzi. Non crede che su un tema delicato come questo, sia necessario che qualcuno si occupi di monitorare il lavoro delle agenzie di sicurezza?

"Sono perplesso perché andiamo a caricare lo Stato di un nuovo compito".

 

A seguito di quanto detto, non ritiene possibile e necessaria una riflessione su una legge datata 1976 e che pare - se applicata così com'è - aver fatto il suo tempo?

"I miei servizi stanno effettivamente valutando l’efficacia della legge del 76 (nel contesto di un progetto più ampio di revisione delle leggi del mio dipartimento). Riconosco che la situazione, dal 1976 a oggi, è molto cambiata e un adattamento delle disposizioni legislative appare opportuno. Questo anche perché nella realtà il contributo “privato” alla politica di sicurezza diventa sempre più importante".

 

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