Il Centro Sociale il Molino assicura di avere regolarmente pagato tutte le fatture AIL recapitate e polemizza con i municipali luganesi Michele Bertini e Michele Foletti
LUGANO - 65mila franchi per l’acqua, 80mila per la corrente elettrica e 288mila franchi per un affitto ipotetico degli spazi occupati negli ultimi 12 anni per un totale di 433mila franchi. E’ questa la cifra di spesa stimata che il Comune di Lugano avrebbe sopportato per permettere l’esistenza dell’Autogestione all’ex Macello di Lugano negli ultimi 12 anni, da quando nel 2002 il Centro sociale autogestito il Molino (Csoa) ha firmato la convenzione con il Consiglio di Stato e il Comune.
Una stima che 20 Minuti e Ticinonline aveva pubblicato lo scorso 17 dicembre. Michele Foletti, titolare dell’Area Finanze di Lugano, interpellato dal giornale, aveva addirittura dichiarato, che in passato era stata vietata l’entrata all’addetto Ail per la lettura dei contatori.
Oggi, a quattro giorni di distanza, giunge un comunicato stampa dell’Assemblea del CS()A il Molino, in cui "si rimanda al mittente l’accusa del municipale Michele Foletti di non aver mai pagato le fatture AIL, acqua e affitto”.
A tal proposito si legge che “il Centro Sociale, dal suo insediamento all’interno dell’ex-Macello, ha regolarmente pagato tutte le fatture AIL recapitate, per un importo di almeno 28'590.50 franchi, anticipando pure un deposito cauzionale presso le stesse AIL. Nessuna richiesta di pagamento da parte delle AIL SA nei confronti del CS()A il Molino è rimasta inevasa!”
Per quanto riguarda, invece, il consumo d’acqua, il Molino specifica che “come a suo tempo indicato dai rappresentanti dello stesso municipio è irrisorio e difficile da quantificare tra tutti gli utilizzatori dell’area”. Per quanto attiene ai rifiuti, essi “vengono gestiti e riciclati direttamente dagli autonomi stessi, direttamente all’ecocentro di Lugano”. A tal proposito, gli autogestiti dichiarano di non essersi “mai opposti al pagamento di tasse che peraltro Lugano non ha mai chiesto”. L’ultima questione riguarda il canone di locazione: “nessun affitto è mai stato pattuito nella convenzione e dal momento che il Molino è ritenuto un'occupazione illegale non vediamo perchè entrare in questioni mai concordate. Appare piuttosto evidente che chi intende farsi la cresta sono gli stessi che gridano allo scandalo”.
L’Assemblea del CS()A il Molino dichiara di aver “sempre pagato regolarmente tutti i suoi impegni verso terzi (fornitori, produttori, piccoli commercianti, artigiani) e di non avere pendenti alcuni o richieste di pagamento inevase).
I ricavi generati dalle attività dello spazio sono usati per la manutenzione dello stesso. Su questo punto il Molino specifica che non si è mai chiesto finora un franco a nessuno e che “l’unico lavoro che il municipio ha preteso di realizzare è stata la sistemazione del tetto dello spazio cinema, appaltando il lavoro alla ditta Bignasca allora municipale di Lugano”. I ricavi vengono anche utilizzati per progetti solidali a persone bisognose.
In aperta polemica con Foletti e Bertini, l’Assemblea del Molino sottolinea che la realtà dell’autogestione ha permesso il recupero di “uno spazio in totale abbandono e degrado”, in un periodo in cui “Lugano era nel pieno trend d’abbattimento di qualsiasi area individuata come sede del CSOA”. Un’occupazione che ha evitato “l’ennesimo caso di devastazione edilizia tanto cara a questo cantone”.
L’Assemblea del CS()A il Molino dichiara, infine, che “l’autogestione resta dov’è, non si ferma e non si arresta e che sarebbe forse ora di cominciare a valorizzare tutti quei luoghi altri di aggregazione sociale e culturale (osterie, teatri, sale conerti, case) che chiudono, che vengono ostacolati e abbattuti dall’idiozia imperante che impone un territorio votato unicamente al consumo, al profitto, all’egoismo e allo sfruttamento”.