John Andreoli, primo assunto grazie al progetto contro la disoccupazione giovanile “18-24”, racconta un’altra verità e domanda: "Come possiamo essere giovani ed esperti al contempo?"
CASLANO - John Andreoli sospira: anche se oggi è uscito dal tunnel. S’è lasciato alle spalle mesi di ricerche e frustrazione, un centinaio e oltre di curricula carichi di aspettative e risposte poche, colloqui tre soltanto. Oggi lavora alla Mikron di Agno: e senza il programma dedicato 18-24, ammette, da solo forse non ce l’avrebbe ancora fatta. "C’è chi non s’è degnato nemmeno di dirmi no. Chi ha osato farlo e mi ha scritto in una lettera che l’azienda era in cerca di giovani con esperienza. Ma come: come si può essere giovani ed esperti allo stesso tempo?".
Domanda senza risposta, al modo stesso di una cinquantina delle candidature inviate fra marzo e ottobre 2014, dopo ingegneria meccanica alla Supsi. Per questo proprio non ci sta a passare per l’idealista che non ha saputo adattarsi al mercato. Ventiquattro anni, di Caslano, racconta la sua verità, così differente da quella offerta dalle aziende: se i giovani fra i 18 e i 24 anni sono la categoria più a rischio disoccupazione secondo le statistiche, tanto da guadagnarsi un progetto ad hoc e no profit dell’agenzia 3P, non è poi tutta colpa loro.
John, di chi è dunque?
"Generalizzare non mi piace. Posso dire quello che è accaduto a me. Fra febbraio e ottobre 2014 ho inviato almeno venti curricula al mese, tutti invano. A parte tre aziende, che poi mi hanno tenuto in sospeso a oltranza, non mi hanno dato neanche la possibilità di un colloquio. Molte non mi hanno nemmeno risposto. Altre l’hanno fatto per lettera. Ed erano dei “no”".
Motivazione?
"Cercavano giovani con esperienza. Ora, mi domando: come si può essere entrambe le cose?"
Che tipo di lavoro cercavi?
"Mi andava bene tutto. All’inizio mi sono rivolto ad aziende del settore meccanico. Un po’ erano mie candidature spontanee, un po’ prendevo spunto da annunci di lavoro. Non ponevo paletti: mi offrivo per svolgere qualsiasi mansione ritenessero adatta al mio percorso di studi. Ero disponibile a seguire corsi di formazione o a fare la cosiddetta gavetta".
Ma?
"Ma risposte con offerte di colloquio ne ho ricevute solo tre, appunto".
E non è andata bene.
"Chi può dirlo. Ho chiamato più volte per sapere che cosa ne pensassero, ma hanno continuato a rimbalzarmi. Alla fine ero così sconsolato che ho cominciato a cercare qualsiasi cosa. Mi sono anche rivolto a un’agenzia di sicurezza per un lavoro part-time, pur di non rimanere con le mani in mano".
Dunque è vero che avere 18 anni è un problema?
"Sì. Le aziende vogliono persone già esperte. Non è capitato solo a me".
C’è chi dice sia un pretesto per poi assumere magari frontalieri, a costi più bassi. Che ne pensi?
"Se sia un pretesto non saprei. Ma i frontalieri non c’entrano e non hanno colpe. Ho amici che vivono in Italia, ma anche a loro è andata allo stesso modo. Per quello che ho visto, l’azienda vive il giovane senza esperienza come un carico, un peso".
Te lo aspettavi?
"No. Sono sempre stato ottimista. Avevo le idee chiare, sapevo dove desideravo cercare. Speravo in qualche colloquio in più, in un numero maggiore di risposte e in rifiuti più articolati e credibili, casomai. Vogliono persone giovani e con esperienza: ma io non posso essere tutte e due le cose".
Non hai pensato di provare con le agenzie interinali?
"Fatto. Stessa solfa. Non mi hanno neanche risposto, a parte una. E la 3P, che mi ha parlato del progetto 18-24 contro la disoccupazione giovanile. Pensa: mi hanno offerto subito un colloquio. Hanno voluto incontrarmi, conoscermi. Mi sembrava così strano".
Com’è andata?
"Bene. Niente di così impegnativo: bastano dieci minuti per capire chi sei, per andare oltre il pezzo di carta. Da una lettera di presentazione non si può capire tutto".
Deluso?
"Da tutti gli altri sì. Avrei accettato di buon grado anche dei “no”. Se non vado bene, ok: ma almeno rispondere, per correttezza. In fondo non ero lì a giocare".
Senza 18-24 ce l’avresti fatta?
"Non lo so. È successo tutto così velocemente, nel giro di due settimane. È stata una fortuna. Sono arrivato alla Micron a ottobre. E dopo un periodo di prova a febbraio sono stato assunto".
Le aziende dicono che è colpa dei ragazzi che non sanno adattarsi: è vero?
"Non tutti i ragazzi sono così. Io almeno non lo sono. E la risposta non è cambiata".
Le candidature arrivate al sito 18-24 però sono poche: come te lo spieghi?
"Forse è vero anche il contrario: non tutti sono come me. Serve impegno personale e non è detto che sempre ci sia. Se ti chiedono di adeguarti, va fatto. Ma a me non l’hanno chiesto".
La colpa dunque è dei datori di lavoro?
"Non voglio generalizzare, come desidero loro non facciano con me. Dico che ero aperto a qualsiasi proposta: ma non sono arrivate".
Hai appena trovato lavoro e già devi affrontare un’altra battaglia, stavolta contro il franco forte. Te la senti?
"Mi adatto a quello che sarà. Valuterò".