Don Mino Grampa: "Dopo la pensione mi hanno emarginato"
Il rammarico del Vescovo emerito: "Oggi a 75 anni ci si sente ancora in piene forze e con molta energia da mettere a disposizione"
CASTEL SAN PIETRO - Vi sono note di malcelato rammarico nelle parole di Don Mino Grampa che, intervistato da Fatcugnos, blog ticinese dedicato alla solidarietà, si racconta a circa un anno e mezzo dalla fine del suo mandato presso la diocesi di Lugano.
Il Vescovo emerito esprime la sua delusione per essere stato, nonostante sia ancora in piene forze, messo da parte dopo il suo pensionamento: "La figura del Vescovo emerito è stata voluta da Paolo VI circa 50 anni fa. Fino al Concilio i vescovi erano a vita e non cessavano il loro incarico se non per la malattia o la morte", spiega Grampa puntando il dito contro il limite, quello dei 75 anni, oggi non più attuale.
"La vita si è allungata - aggiunge -. Allora c'erano molti vescovi sopra gli 80/90 anni ed era bene che entrassero in un periodo di pausa. Oggi a 75 anni ci si sente ancora in piene forze e con molta energia da mettere a disposizione".
Grampa, insomma, solleva una questione da porre alla Chiesa stessa: "Cos'è questa figura dell'emerito che continua ad essere vescovo ma non ha più la possibilità di svolgere un ministero? Non ha più dei fedeli riconosciuti, non ha più una Chiesa dove tenere le sue funzioni e celebrazioni. Resta vescovo, fa parte del collegio apostolico, ma si trova spesso messo ai margini. E questo dipende anche dalla sensibilità dei confratelli".




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