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LUGANO

«Io, dominicana integrata, stufa delle frecciatine dei ticinesi»

La testimonianza di Myrna, assistente di cura al Cardiocentro, mette l'accento sul problema dei pregiudizi razziali in Svizzera. Le esperte: «È un fenomeno nascosto»
«Io, dominicana integrata, stufa delle frecciatine dei ticinesi»
La testimonianza di Myrna, assistente di cura al Cardiocentro, mette l'accento sul problema dei pregiudizi razziali in Svizzera. Le esperte: «È un fenomeno nascosto»
LUGANO - Straniera e integrata. Ma costretta a convivere con i pregiudizi. È la storia di Myrna, giovane donna originaria di Santo Domingo, assistente di cura al Cardiocentro di Lugano. Myrna si fa portavoce di tante altre donne nella sua stes...

LUGANO - Straniera e integrata. Ma costretta a convivere con i pregiudizi. È la storia di Myrna, giovane donna originaria di Santo Domingo, assistente di cura al Cardiocentro di Lugano. Myrna si fa portavoce di tante altre donne nella sua stessa situazione. Etichettate come "ragazze facili" solo perché dominicane. «È vero – ammette – ci sono state molte ragazze dominicane e sudamericane nei locali notturni, certamente non abbiamo dato un bell'esempio. Però non è solo colpa nostra».

La punta dell'iceberg - Il caso di Myrna è tutt'altro che isolato, in una Svizzera sempre più multiculturale. «La discriminazione esiste – sottolinea Estelle Rechsteiner, responsabile del Centro ascolto razzismo e discriminazione della Svizzera italiana (CARDIS) – è un dato di fatto. E nel caso di Myrna possiamo parlare di discriminazione multipla. Per le sue origini e in quanto donna. A livello svizzero ci sono diciotto consultori come il nostro. E nel 2015 sono stati trattati 239 casi, dieci in Ticino. Questi numeri rappresentano solo la punta dell'iceberg di un fenomeno che resta nascosto».

La storia - Myrna vive in Ticino da sei anni. È sposata con un ticinese conosciuto a San Juan de La Maguana, piccolo villaggio del sud ovest dell'isola dominicana. «Prima non sapevo nemmeno dell'esistenza della Svizzera. Quando sono arrivata qui non conoscevo nessuno. Mi sono integrata grazie a mio marito e a un'amica, Raquel. Ho fatto volontariato con gli anziani. E lì ho imparato in fretta l'italiano. Mi sono data tanto da fare. E per questo non accetto che qualcuno mi giudichi solo per le mie origini. È una situazione di disagio che, come me, vivono molte donne sudamericane».

Esempi di vita - Myrna evidenzia come, ancora negli ultimi decenni del secolo scorso, lavorare in un locale notturno per le donne dominicane fosse una delle poche condizioni valide per ottenere un visto di ingresso in Svizzera. «E le trovavi solo lì, le dominicane. Qualcuna è tornata a casa, qualcuna si è sposata. Molte sono rimaste e hanno cercato di costruire qui la loro vita. Le cose cambiano, ma i luoghi comuni restano. Ci vuole del tempo, ci vuole l'esempio di vite e di storie diverse da quel cliché».

Confini sottili – «Il problema – riprende Rechsteiner – è che spesso i confini tra quella che è la discriminazione e la semplice battuta sono labili. Spesso si ha a che fare con persone che agiscono per ignoranza più che per disprezzo verso una persona diversa. Non sempre la discriminazione ha un fondamento di tipo ideologico: in alcune circostanze è il pregiudizio a fare dire cose sbagliate. Così come in alcune situazioni certe battute espresse in modo inconsapevole, senza l'intenzione di ferire, possono essere percepite come offensive».

La svolta di Myrna - Nella Repubblica dominicana Myrna era maestra di scuola elementare. In Ticino, una svolta anche lavorativa. «Facendo volontariato in Ticino, ho capito che mi sarebbe piaciuto puntare sul settore sanitario. Sono andata a scuola, mi sono rimboccata le maniche. Il lavoro poi l'ho trovato subito, in una struttura per anziani. Da due anni, invece, sono al Cardiocentro. E sono felice».

Sfondo sessuale - Felice tranne in quei momenti in cui riceve frecciatine, battute a sfondo sessuale e non. «La maggioranza dei ticinesi è accogliente e rispettosa. Però c'è una minoranza che ferisce, fa male». Poi un lungo silenzio. «Il problema è anche che qualche mio compaesano venuto in Svizzera per cercare fortuna, non ha saputo meritarselo, il rispetto. Ogni volta che leggo di arresti e di guai combinati da persone che vengono dal mio Paese sto male».

Stretta attualità - Ma quanti sono in Svizzera i casi di razzismo che portano a una denuncia in polizia? Pochi. E proprio questo sarà il tema del prossimo numero di Tangram, la rivista semestrale pubblicata dalla Commissione federale del razzismo. «L'accesso alla giustizia – fa notare la portavoce Sylvie Jacquat – resta complicato per le vittime di discriminazione. A volte c'è la paura di subire delle conseguenze. Altre volte non si hanno le conoscenze necessarie, non si sa quando e come si può inoltrare una denuncia. È un tema di strettissima attualità».

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