Il mondo delle casse da morto, bastione maschile, si sta sempre più femminilizzando in Svizzera. E anche in Ticino
LUGANO - «No, non vogliamo trattare con una donna». Accadeva 10 anni fa. Sarah Joliat, specialista vodese di pompe funebri, si è sentita messa da parte da una famiglia in lutto. Ma erano altri tempi e altre maniere. Oggi, le donne sono riuscite a ritagliarsi un posto nel settore.
«E' difficile, perché questo mondo è dominato dagli uomini», concorda Aude Nicaty, specialista del mercato funerario e fioraia a Villeneuve (VD). Secondo lei, tuttavia, questo settore è molto adatto per le donne. «Possiamo offrire quel lato materno, che tiene in considerazione l'aspetto emotivo», spiega la trentenne che lavora assieme al suo compagno.
«Nel Giura bernese e nel Seeland, alcuni sono sorpresi quando mi vedono», ride Valentine Gerber, giovane "becchina" 27enne che segue le orme del padre e sta per prendere in mano l'azienda di famiglia.
Che il mondo stia cambiando lo conferma anche Chantal Montandon, "boss" delle pompe funebri di Losanna. «Alcune famiglie si sentono più tranquille con una presenza femminile. Ma per noi, l'essenziale è soddisfare le esigenze individuali. In modo che il cliente possa vivere il lutto nel modo più tranquillo possibile». «C'è anche una dimensione spirituale in questo business», sottolinea Aude Nicaty.
In Ticino qualche resistenza - Le donne nel settore funebre non sono più una novità anche in Ticino. È proprio una donna, infatti, a risponderci al telefono chiamando la Fumagalli Pompe Funebri di Lugano. «Sono 37 anni che faccio questo mestiere assieme a mio marito», ci spiega la signora Gargantini. Che tuttavia ammette di non occuparsi di tutto l'iter, ma solo di quella parte meno "fisica" del mestiere: «Accolgo i clienti, assolvo la parte amministrativa di questa professione, ma non arrivo a fare il lavoro pesante, quello che riguarda la vestizione del cadavere e il funerale vero e proprio».
Non ha problemi di questo tipo, invece, la signora Angela Faccoli, titolare dell'omonima società di onoranze funebri: «Sono 25 anni che faccio questo mestiere e mi occupo di tutto io. Difficoltà fisiche non ne ho», ammette. E nemmeno con i clienti: «Anzi, ho sempre avuto feedback positivi con chi si è rivolto da me. Meno con i colleghi», spiega. All'inizio, infatti, la sua presenza non è stata accolta con un sorriso: «Ho incontrato diverse difficoltà e molto maschilismo». Oggi le cose sono decisamente migliorate. «Alla fine hanno capito, e imparato a sopportarmi».
Due storie - Lo scorso gennaio, Yves ha perso il padre 79enne. «Io e mia sorella non volevamo un impresario di pompe funebri vecchio, ma qualcuno giovane e luminoso per una cerimonia laica», racconta la neocastellana attiva nel settore della cultura. «Ho avuto la possibilità di incontrare una donna becchino radiosa. Calma e tatto hanno mitigato la durezza del momento».